Antirazzismo. «Prima le persone», domani a Milano si manifesta
Articolo di Roberto Maggioni (Manifesto 1.3.19) “Corteo antirazzista nel capoluogo lombardo per testimoniare un’Italia che non sta con Salvini. Migliaia di adesioni per la manifestazione nazionale indetta da Amnesty, Arci, Anpi, Acli, Libera, Emergency, Sant’Egidio e tante altre”
“”Si chiama «People – Prima le persone» e nel titolo racchiude il senso di quello che sarà la manifestazione di sabato 2 marzo a Milano: una mobilitazione contro ogni forma di discriminazione e il governo del «prima gli italiani». Per dire che i nemici da sconfiggere sono povertà e diseguaglianze, non le persone. Ancora una volta Milano si ritroverà in piazza per chiedere politiche diverse, l’ultima volta lo aveva fatto dieci giorni fa contro la riapertura del Cpr – il centro per il rimpatrio dei migranti – in via Corelli. È una città abituata a mobilitarsi per i diritti civili e contro il razzismo e sabato gli organizzatori si aspettano una grande partecipazione, tanto che il percorso è cambiato e non si concluderà alla stazione Centrale come previsto inizialmente ma in piazza Duomo, quella del 25 Aprile.
Anche il percorso ricalcherà quello della festa della Liberazione con partenza alle 14 da Palestro. A lanciare la manifestazione l’insieme di associazioni che animarono già la marcia dei centomila del 20 maggio 2017 dietro alla sigla «Insieme Senza Muri». Ora «People» ne raccoglie il testimone. L’evento facebook ha quasi 40 mila consensi, le adesioni sono arrivate da tutto il mondo dell’associazionismo e della sinistra, ben oltre i confini milanesi. Su people2march.org si contano oltre 1.100 tra associazioni, sigle di movimento, sindacati. Il corteo sarà aperto da uno striscione con il logo disegnato dal fumettista Makkox, sorretto dagli scout milanesi e i bambini delle scuole. Tra le associazioni promotrici Acli, Anpi, Amnesty International, Arci, Comunità di Sant’Egidio, Emergency, Libera, I sentinelli e Terres des hommes.
La morale identitaria disumanizza i migranti
Articolo di Luigi Manconi (Corriere 24.2.19) Leader come Matteo Salvini, giornalisti come Maurizio Belpietro, sovraniste come Francesca Totolo rimuovono l’imperativo di «salvare tutti i corpi» richiamato da Albert Camus. La smania di mostrarsi «cattivi» li induce a considerare inevitabile sacrificare vite secondo una logica particolaristica e rattrappita. Rimuovono un dato decisivo: non può esserci etica che non sia universale”
“”Alcune settimane fa, nel corso di un intervento televisivo sull’immigrazione, mi è sembrato che Massimo Cacciari si commuovesse fino a piangere. Si è trattato, probabilmente, di un mio abbaglio e chiedo scusa innanzitutto all’interessato ma — vera o falsa che sia — trovo credibile la circostanza. Il fatto mi ha colpito. Da tempo, da circa metà della mia vita, sono impegnato a superare certe rappresentazioni puerili e certe letture per un verso emotive, per l’altro manichee, che sono state un elemento significativo della mia concezione della politica. Per esempio, la tendenza ad attribuire all’avversario una sorta di deficit morale. È proprio della lotta politica fare dell’antagonista l’oggetto della massima riprovazione etica: muovere dal disprezzo e dalla delegittimazione consente di indirizzare contro di esso il massimo di ostilità e quindi di mobilitazione. Avendo riconosciuto, dolorosamente, come questa «eticizzazione» del conflitto avesse contribuito alla degradazione della politica e del suo linguaggio e avesse incentivato il ricorso alla violenza fino ad attenuare la condanna verso il terrorismo, ci si è trovati costretti a correre ai ripari precipitosamente. Mi riferisco, va da sé, ad alcune componenti dell’area della sinistra. Ne è conseguito, in quelle componenti, un processo di secolarizzazione dell’attività pubblica che, rovesciando il precedente paradigma, ha portato a sostituire alla figura del nemico quella dell’avversario e a derubricare i più radicali antagonismi a «differenti opinioni». Si è avviato, così, un percorso di laicizzazione della politica, che va considerato come positivo.
Eppure. Eppure si sentono e si vedono, di questi tempi, parole e gesti, pulsioni e sentimenti che sembrano collocare chi li esprime fuori da un perimetro di idee e valori condivisi.
Due anni di accordo tra Italia e Libia: piu’ morti e meno diritti umani
Articolo di Adriana Pollice (manifesto 2.2.19) “Rapporto Oxfam. «Lo scacco ai diritti umani in quattro mosse»: così Oxfam Italia e Borderline Sicilia descrivono, nel report pubblicato ieri, gli effetti dell’accordo Italia - Libia sui migranti sottoscritto due anni fa, con l’avallo dell’Ue”
“”«Lo scacco ai diritti umani in quattro mosse»: così Oxfam Italia e Borderline Sicilia descrivono, nel report pubblicato ieri, gli effetti dell’accordo Italia – Libia sui migranti sottoscritto due anni fa, con l’avallo dell’Ue. Il dato più drammatico è la crescita del tasso di mortalità: in due anni sono annegate 5.300 persone, di cui 4mila solo nella rotta del Mediterraneo centrale, passando da 1 vittima ogni 38 arrivi nel 2017 a 1 ogni 14 nel 2018.
«L’ANNO SCORSO la Guardia costiera libica ha intercettato 15mila persone riportandole indietro – spiega il curatore del report, Paolo Pezzati -. Attualmente, in 6.400 sono intrappolati in luoghi di detenzione ufficiali in Libia ma molti di più sono detenuti in carceri non ufficiali, alcune gestite da gruppi armati libici. Ma secondo l’Onu anche i centri ufficiali, in diversi casi, sono gestiti da persone coinvolte nella tratta di esseri umani». Oxfam, insieme a 50 organizzazioni, ha inviato una lettera aperta ai governi Ue affinché blocchino la politica dei respingimenti verso Tripoli e, attraverso il Consiglio europeo, ratifichino la riforma del Regolamento di Dublino con la redistribuzione automatica dei richiedenti asilo.
Cinema . Cedric Herrou: «Un popolo degno lotta per le persone»
Articolo di Silvia Nugara (manifesto 29.1.19) “Intervista all’agricoltore francese che ha aiutato centinaia di migranti sulla frontiera con l’Italia. «Bisogna chiedere agli italiani e a Salvini se sono pronti ad accettare i morti, le torture e gli annegati pur di non far arrivare i migranti nel Paese». La sua storia è raccontata in «Libero» di Michel Toesca, dal 31 gennaio al cinema”
“”Dopo l’anteprima internazionale a Cannes e un passaggio al Biografilm fest di Bologna, esce nelle sale italiane il 31 gennaio il documentario Libero di Michel Toesca (distr. I Wonder Pictures). Il film è ambientato in valle Roja, tra la Francia e l’Italia, dove vive Cédric Herrou, l’agricoltore solidale che a lungo ha accolto i migranti nella sua terra fornendo loro vitto, alloggio, assistenza legale e passaggi in auto. Toesca traccia un ritratto di Herrou e della sua opera senza eccessi di retorica né di personalismo, lasciando la parola anche ad alcuni migranti e restituendo la pluralità di presenze che compongono la rete con cui collabora il coltivatore. La sua figura resta tuttavia simbolica per la capacità che ha avuto di prendersi carico della sofferenza di molti e di puntare il dito contro le contraddizioni di un potere che si dichiara favorevole al diritto d’asilo ma non lo rispetta e criminalizza la solidarietà. Il film è stato girato tra il 2015 e la fine del 2017, periodo durante il quale Herrou è stato fermato e processato diverse volte.
La sottocultura dell’odio e’ ancora fertile
Articolo di Moni Ovadia (manifesto 27.1.19) “Giorno della memoria. Il ventre della sottocultura dell’odio è ancora fertilissimo in ogni parte del mondo, lo si capisce guardando la semina di morte degli emigranti e, persino uno Stato che si definisce ebraico, ha potuto varare una legge razziale come la legge dello stato nazione che discrimina i palestinesi non solo dei territori occupati ma anche quelli di passaporto israeliano”
“”Il giorno della memoria è diventato con il procedere degli anni sempre di più un topos della cultura celebrativa del mondo occidentale e, a misura che i testimoni diretti dello sterminio ci lasciano per ragioni anagrafiche, la responsabilità delle nuove generazioni si configura come una sfida a tenere fermo e adamantino il senso autentico di quella memoria. Il rischio che incombe sul futuro si presenta con molteplici aspetti fra i quali: la retorica, la falsa coscienza, il negazionismo, la banalizzazione, la ridondanza, l’uso strumentale, la sacralizzazione. Primo Levi, pose al più celebre e diffuso volume della sua opera di testimonianza e di riflessione sul genocidio e sul sistema concentrazionario della morte, il titolo «Se questo è un uomo». Ecco, il più atroce crimine della storia è stato commesso da uomini contro uomini. È giusto indagare, conoscere, comprendere e trasmettere il sapere delle diverse modalità e specificità delle ragioni con cui lo sterminio fu preparato e perpetrato. Ma è imprescindibile sapere che si trattò della distruzione di esseri umani, dell’annichilimento della loro dignità e della loro integrità.
Quelle stragi fotocopia nell’indifferenza dell’Europa
Articolo di Fabrizio Gatti (Repubblica 21.1.19) "Sei anni di morti in mare. Le chiamate di emergenza, lo scaricabarile, il terrore nelle voci dei profughi. Perché dal naufragio dei bambini a oggi le cose sono cambiare solo in peggio"
""Abbiamo già raccontato tutto questo: le chiamate di emergenza da un barcone alla deriva, lo scaricabarile tra autorità, il terrore. L'abbiamo sentito al telefono nella voce disperata del dottor Mohanad Jammo, oggi anestesista in Germania, sei anni fa naufrago nel Mediterraneo con la moglie e i suoi tre figli piccoli, di cui due annegati. L'abbiamo visto nel nostro film-inchiesta "Un unico destino" sulla strage dell'11 ottobre 2013: cinque ore di rimpalli, i soccorsi partiti in assurdo ritardo e due ufficiali italiani ora sotto indagine per l'affondamento di un peschereccio e la morte di 268 siriani, tra cui sessanta bambini che potevano essere salvati. Siamo daccapo. Ma non da oggi: lo siamo da quando gran parte di noi cittadini europei, sempre più ubriachi nell'abisso del nuovo nazionalismo, pretendiamo di punire uomini, donne e minori inermi mentre cercano di salvarsi dai guasti che i loro e i nostri Stati hanno provocato. Condanniamo loro a morte per annegamento e nemmeno biasimiamo i governi in Europa e in Africa che con le loro politiche li hanno messi nelle condizioni di fuggire.
Strage annunciata. I mandanti sono i governi europei
Intervista a Filippo Miraglia (manifesto 20.1.19)
“”Una strage annunciata quella avvenuta venerdì a 45 miglia dalla Libia, 117 persone scomparse, altri esseri umani lasciati morire. Si tratta di un vero e proprio crimine contro l’umanità, una strage i cui mandanti sono i governi europei e in primo luogo quello italiano.
L’Italia, saputo del naufragio in corso, ha scelto ancora una volta la linea leghista, scaricando sulla cosiddetta guardia costiera libica l’onere di rintracciare la barca che stava affondando, anziché intervenire tempestivamente con i propri mezzi e coordinando i soccorsi, come avveniva fino a non molto tempo fa.
I libici non sono riusciti a intervenire. Hanno a loro volta chiesto aiuto ed è per questo che l’aereo italiano è partito salvando i 3 superstiti. Per molte ore quelle persone sono rimaste in attesa di un aiuto che non è arrivato. La volontà di perseverare nell’illegalità internazionale è prevalsa e il gommone è affondato con il suo carico umano.
L’appello di People, PRIMA LE PERSONE

L'APPELLO DI PEOPLE - PRIMA LE PERSONE
Il nostro è un appello a tutte e a tutti: diamo vita a una grande iniziativa pubblica per dire che vogliamo un mondo che metta al centro le persone.
La politica della paura e la cultura della discriminazione viene sistematicamente perseguita per alimentare l'odio e creare cittadini e cittadine di serie A e di serie B.
Per noi, invece, il nemico è la diseguaglianza, lo sfruttamento, la condizione di precarietà.
Inclusione, pari opportunità e una democrazia reale per un Paese senza discriminazioni, senza muri, senza barriere: per questo promuoviamo a Milano il prossimo 2 marzo una mobilitazione nazionale.
Perché crediamo che la buona politica debba essere fondata sull'affermazione dei diritti umani, sociali e civili.
Perché pensiamo che le differenze - legate al genere, all'etnia, alla condizione sociale, alla religione, all'orientamento sessuale, alla nazione di provenienza e persino alla salute, non debbano mai diventare un'occasione per creare nuove persone da segregare, nemici da perseguire e ghettizzare o individui da emarginare.
Noi siamo per i diritti e per l’inclusione.
Noi siamo antirazzisti, antifascisti e convinti che la diversità sia un valore e una ricchezza culturale.
E nel ribadire Prima le Persone diciamo che servono, in Italia e in Europa, politiche sociali nuove ed efficaci, per il lavoro, per la casa, per i diritti delle donne, per la scuola e a tutela delle persone con disabilità.
Noi ci battiamo per il riscatto dei più deboli e per scelte radicalmente diverse da quelle compiute sino a oggi in materia di immigrazione, politiche di inclusione, lotta alle diseguaglianze e alla povertà.
Vogliamo mobilitarci insieme per un’Italia e un'Europa più giuste e aperte.
Un'Europa nella quale venga sconfitta la spinta del neonazionalismo che porta nuove barriere, che fomenta la violenza, che fa del migrante un capro espiatorio.
Noi siamo per un’Europa che voglia scommettere con convinzione su una rivoluzione delle politiche economiche, sociali e del lavoro a tutela di tutte le persone.
Perché ciascuno di noi è prima di tutto persona.
Noi vogliamo un Paese del quale tornare a essere orgogliosi senza dimenticare mai le grandi sfide di chi l’aveva immaginata, diversa, da come è oggi.
Il 2 marzo tutti a Milano contro il razzismo, «People. Prima le persone»
Articolo Adriana Pollice (manifesto 18.1.19) “«People. Prima le persone» è lo slogan della manifestazioni nazionale antirazzista che si terrà il 2 marzo a Milano. A organizzarla una rete di 25 associazioni”
“”«People. Prima le persone» è lo slogan della manifestazioni nazionale antirazzista che si terrà il 2 marzo a Milano. A organizzarla una rete di 25 associazioni, tra le quali Acli, Anpi, Amnesty International, Arci, Comunità di Sant’Egidio, Emergency, Libera, I sentinelli e Terres des hommes. L’obiettivo è superare le 100mila persone che scesero in piazza il 20 maggio del 2017 ancora a Milano dietro lo striscione «Insieme senza muri». L’appello indica gli obiettivi: «La politica della paura e la cultura della discriminazione vengono sistematicamente perseguite per alimentare l’odio e per creare cittadini e cittadine di serie A e di serie B. Per noi, invece, il nemico è la diseguaglianza, lo sfruttamento, la condizione di precarietà». E ancora: «Crediamo che la buona politica debba essere fondata sull’affermazione dei diritti umani, sociali e civili perché pensiamo che le differenze non debbano mai diventare occasione per creare nuove persone da segregare, nemici da perseguire, ghettizzare o emarginare».
Bianchi contro neri. Quel razzismo nascosto dentro il liberalismo
Articolo di Ermanno Bencivenga (Sole 13.1.19)
Il Critone platonico è uno dei punti più alti del discorso morale dell’Occidente. In esso Socrate, ingiustamente condannato a morte, decide che la condanna faccia il suo corso perché, fra le due opzioni che ha davanti (morire o salvarsi fuggendo), una gli consente di rimanere innocente mentre l’altra, l’evasione, significherebbe violare le leggi e macchiarsi di una colpa. La sua scelta non cessa di suscitare la nostra ammirazione, ma non avrebbe offerto alcun lume alla protagonista dell’Antigone di Sofocle, la quale non ha la possibilità di rimanere innocente: deve scegliere tra violare le leggi della città, che le impongono di lasciare insepolto il fratello Polinice, e le leggi della famiglia e dei morti, che le impongono di seppellirlo. Può fare solo l’una o l’altra cosa, e comunque faccia sbaglia; il suo è un dilemma morale, per cui il nobile comportamento di Socrate non fornisce indicazioni.
La filosofia dovrebbe portare ragionevolezza nella nostra esperienza; l’etica, in particolare, dovrebbe mettere ordine nelle nostre scelte. Ma lo studio di condizioni irreprensibili non ci dà alcuna guida se siamo situati in un mondo fallace e iniquo, che non ci offre nessuna via d’uscita onorevole.