Le mani sulla cultura . Attacco al Festival
Articolo di Emanuele Coen ( L’Espresso 30.6.2019) La vittoria della Lega in molte città contagia eventi estivi e rassegne, aprendo scenari imprevedibili. Da Udine a Torino, da Trento a Ferrara, l’ombra del sovranismo sull’Italia che si incontra in piazza” “”Dopo il trionfo elettorale della Lega, la svolta sovranista stravolge la cartina politica dei territori, rompe equilibri consolidati, apre scenari imprevedibili. Dalle piazze e dai social, dominati dal linguaggio aggressivo di Matteo Salvini, il cambiamento ora si sposta sul terreno della cultura e contagia l’Italia dei festival, i mille Comuni che hanno costruito intorno alle proprie rassegne culturali una ricchezza, anche economica, unica in Europa. Con i suoi ospiti prestigiosi e il respiro internazionale, il mondo dei festival rischia di entrare in collisione con il primo partito del Paese e i suoi amministratori locali, che polemizzano con gli organizzatori con toni e accenti diversi - da Udine a Sarzana, da Cividale del Friuli a Ferrara, da Trento a Torino - intervengono su scelte e programmi oppure danno un’impronta “italianissima” come nel caso del Teatro Olimpico di Vicenza. L’ultima disputa riguarda Vladimir Luxuria, storica attivista per i diritti Lgbtqi. Appena nominata direttrice di Lovers, a Torino, festival dedicato ai film sulle tematiche di genere con quasi 35 anni di storia, Luxuria è stata attaccata da Fabrizio Ricca, leader leghista nella città sabauda, uno dei nuovi “superassessori” regionali. «Continu- iamo a vedere nomine nuove, e anche as- sunzioni in vari settori strategici, in una Regione che ha appena cambiato colore politico», ha detto.
Una volta al potere la Lega mostra volti diversi, più concilianti o più duri a seconda dei territori in cui governa. In Friuli Venezia Giulia le polemiche più accese: la Regione in mano al Carroccio e al governatore fedelissimo di Salvini, Massimiliano Fedriga - che qualche giorno fa ha fatto rimuovere lo striscione giallo “Verità per Giulio Regeni” dalla facciata del palazzo della Regione a Trieste - ospita da quindici anni a Udine il festival vicino/lontano con il premio letterario internazionale Tiziano Terzani, nel miri no della giunta guidata dal sindaco leghista Pietro Fontanini. Il Comune ha ridotto da 30 mila a 10 mila euro il suo contributo e l’assessore alla Cultura, Fabrizio Cigolot, qualche tempo fa è intervenuto in consiglio comunale per rispondere a un’interrogazione dell’opposizione: «Terzani è diventato un santo secolare, un oggetto di culto, complimenti a chi è riuscito a imporlo associandolo a un’idea di alta qualità come persona, della quale io fortemente dubito anche perché ci sono autorevoli esponenti che sull’analisi storica di Terzani avrebbero mosso più di qualche critica», ha detto di fronte all’Aula ammutolita. All’epoca le dichiarazioni dell’assessore suscitarono un putiferio, ora gli organizzatori temono ulteriori sforbiciate. «Quest’anno abbiamo lavorato con un budget inferiore a quello dello scorso anno. Dopo il taglio deciso dal Comune, purtroppo alcuni sponsor si sono allineati», dice Paola Colombo, che cura la rassegna con Franca Rigoni: «Anche il contributo della Regione, che ha finanziato il festival fino al 2019 con un bando triennale, per il 2020 è un punto interrogativo». A maggio si è svolta la 15esima edizione, sul tema del “contagio”: un centinaio di eventi, poi la serata conclusiva con Gad Lerner e l’editorialista e scrittore statunitense Franklin Foer, vincitore del premio Terzani. «La scelta di assegnare il premio a Foer, con la sua analisi sui nuovi poteri forti, è un segnale di attenzione nei confronti della volontà del Comune di rendere questo evento più pluralista rispetto al passato», riflette l’assessore Cigolot. In vista della prossima edizione i contrasti sono destinati a riacutizzarsi: «Quando gli organizzatori inizieranno a lavorare sulla rassegna 2020 vedremo cosa intendono proporre e su quella base l’amministrazione farà le sue scelte. L’intenzione della città è mantenere vivo il festival e collaborare alla valutazione delle proposte. Tuttavia, dopo 15 anni l’idea di questa rassegna va rinnovata, perché come tutti i prodotti culturali, artistici, subisce l’aggressione del tempo. Saremmo felici che in futuro il festival si concentrasse anche sul ruolo dell’identità locale, che diventasse insomma un po’ più vicino e un po’ meno lontano», sintetizza con una battuta Cigolot. Che non nasconde le proprie inclinazioni: dopo aver ospitato il 15 giugno il controverso convegno “Identitas” , protagonista il politologo russo Aleksandr Dugin, considerato l’ideologo di Vladimir Putin, adesso la giunta punta sulla creazione in tempi stretti del Teatro Stabile Friulano, come strumento per la tutela e lo sviluppo della lingua friulana. Scelta localista, agli antipodi dell’impostazione internazionale del festival. «Non abbiamo mai fatto scelte parziali, abbiamo dato spazio a posizioni diverse combattendo il pregiudizio, con l’autorevolezza delle persone invitate. La giunta di Udine è legittimata a sostenere altri progetti, ma è un segnale preoccupante», ribatte Colombo, la quale non esclude che il festival traslochi altrove: «Sarà l’extrema ratio. Nonostante le offerte ricevute da Firenze, Reggio Emilia, Pistoia e altre città non abbiamo mai approfondito. Dopo l’abbraccio ricevuto da Udine andarsene sarebbe una sconfitta», conclude la curatrice. Situazione non molto dissimile da quella di Mittelfest, importante festival friulano tra musica, teatro e danza (12 - 21 luglio) a Cividale del Friuli. Il tema quest’anno sarà la leadership, con un focus sulla Grecia e un programma scandito da una trentina di progetti artistici, in cui spiccano il Berliner Ensemble e il concerto del grande pianista croato Ivo Pogorelic. Dopo la scorsa edizione, forte spinta europeista ma sensibile calo di pub- blico, il direttore artistico Haris Pašovic ha corretto il tiro, tanto che alcuni politici leghisti hanno salutato la “svolta friulanista”, testimoniata in particolare dal concerto-recital conclusivo, con il sostegno di Arlef, l’Agenzia regionale per la lingua friulana: “Maraveis in sfrese/Meraviglie socchiuse”, prima assoluta, con l’Orchestra giovanile Filarmonici Friulani diretta da Walter Themel. Nel frattempo la Regione ha tagliato di 100 mila euro il contributo per quest’anno. Acque più tranquille, almeno in superficie, per il Festival dell’Economia progettato dall’editore Laterza, a Trento, dopo le turbolenze dei mesi scorsi. Nel 2018 Salvini criticò duramente la presenza del finanziere George Soros e, in occasione della riforma “quota 100”, arrivò a chiedere le dimissioni di Tito Boeri, all’epoca presidente dell’Inps e tuttora direttore scientifico della rassegna trentina, fortemente sostenuto dall’editore. Il nuovo governatore del Trentino, il leghista Maurizio Fugatti, non ha mai nascosto l’antipatia per Boeri ma si è mostrato soddisfatto della 14esima edizione del festival (30 maggio-2 giugno), sul tema “Globalizzazione, nazionalismo e rappresentanza”. «Riflettere sulla distanza delle élite rispetto al popolo è davvero fondamentale», ha detto nella conferenza di inaugurazione. E poi, a rassegna ultimata, ha manifestato la propria sintonia: «Finalmente questo è stato un festival del popolo con temi sentiti e vicini alle persone. Avevamo ragione quando criticavamo alcuni convegni a senso unico, ma il Festival è una manifestazione importante». Fatto sta che Salvini ha dato forfait all’ultimo momento, impegnato in campagna elettorale altrove. Ma dopo i rumors dei mesi scorsi sull’uscita di Boeri, a cui Giuseppe Laterza non intende rinunciare, ora l’editore sostiene di aver incassato rassicurazioni dall’amministrazione trentina e ha affidato la direzione scientifica all’economista milanese anche per il 2020, nel «consueto rispetto del pluralismo delle opinioni». Al di là delle polemiche, una cosa è certa: negli ultimi vent’anni i festival hanno cambiato il panorama culturale italiano, rivitalizzando l’economia di molti territori. Marino Sinibaldi ha accompagnato l’evoluzione di queste rassegne, anzitutto con il programma radiofonico da lui ideato e in onda da vent’anni, Fahrenheit, poi come direttore di Rai Radio 3 e anima di diverse manifestazioni. «Nei festival abbiamo trovato la stessa idea di cultura e condivisione che avevamo alla radio», dice Sinibaldi: «Volevamo trasformare la cultura da elemento di qualità, con una punta di elitarismo, in qualcosa di più popolare, con qualche rischio di spettacolarizzazione». Ne è valsa la pena? «I festival sono diventati gli unici luoghi in cui si parla di politica, in cui il pubblico sta seduto due ore ad ascoltare qualcuno in carne e ossa, a volte pagando addirittura un biglietto», dice il direttore di Radio 3. L’ascesa elettorale della Lega rischia di compromettere l’equilibrio tra festival e città? «Lo sviluppo delle rassegne culturali, pur non avendo una precisa coloritura politica, ha coinciso con una stagione oggi a una svolta. Sarebbe gravissimo se le città venissero amputate di queste occasioni di confronto pubblico. Non c’è ragione di credere che la sopravvivenza dei festival dipenda da una certa amministrazione ma occorre restare vigili. Le conquiste non sono mai definitive». Svolte radicali come quella di Ferrara, dove la sinistra non perdeva dal 1945. Da feudo rosso a roccaforte del Carroccio: il nuovo sindaco leghista, Alan Fabbri, 40 anni, appassionato de “Il giovane Holden” e del festival rock di Woodstock - non esattamente il pantheon della destra - ha fatto il pieno di voti e ora governa con Forza Italia e Fratelli d’Italia. A febbraio Lorenzo Barbieri, all’epoca coordinatore del gruppo di lavoro sul programma elettorale del centrodestra prima di essere sostituito, in una intervista alla Nuova Ferrara aveva lasciato intendere che, una volta al governo, la giunta Fabbri avrebbe cambiato drasticamente l’impostazione di festival come Buskers, storica rassegna di musicisti e artisti di strada alla veneranda 32esima edizione (24 agosto - 1 settembre), o Internazionale. All’indomani delle elezioni, Giovanni De Mauro, direttore del settimanale che organizza il festival dal 2007 con grande successo, ha scritto una lettera-editoriale al primo cittadino di Ferrara, per mettere subito le cose in chiaro. «Fin dall’inizio abbiamo potuto lavorare nella più totale indipendenza, organizzativa ed editoriale: scelta degli argomenti, modo di affrontarli, ospiti da invitare. Questa indipendenza si è manifestata in un modo molto semplice: i sindaci e gli assessori venivano a conoscenza del programma del festival solo leggendolo quando era già stampato», recita un passaggio della missiva. A buon intenditor poche parole, alle quali il destinatario ha risposto a stretto giro: «Non cambierà nulla relativamente al festival, l’assetto organizzativo rimarrà il medesimo di sempre e nessuno ha in animo di limitare o mettere in discussione la vostra identità», si legge a conferma della linea morbida seguita anche per il Buskers. Appuntamento con Internazionale a Ferrara (4 - 6 ottobre), dunque, con giornalisti da tutto il mondo e un programma molto ricco: ambiente, estreme destre europee, diritti umani, il Brasile di Jair Bolsonaro, azione umanitaria, italiani di seconda generazione. Uno, cento, mille volti del Carroccio. Come quello mostrato a Sarzana, vicino a La Spezia, dove il sindaco Cristina Ponzanelli governa dallo scorso anno con il sostegno di Lega, Lista Civica Sarzana Popolare, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Nel 2018 il Festival della Mente (la prossima edizione dal 30 agosto al 1° settembre) era stato duramente attaccato da alcuni esponenti del Carroccio perché considerato troppo di sinistra: in particolare la lectio magistralis (sul tema della comunità) di Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio, fu definita dal deputato leghista Lorenzo Viviani «un’omelia radical chic di luoghi comuni a cui non crede più nessuno». Bene, dopo aver acquistato il marchio del Festival della Mente, il Comune - che ora ha il diritto esclusivo sul suo utilizzo - ha siglato a fine aprile una convenzione con la Fondazione Carispezia: per i prossimi tre anni, fino al 2021, la rassegna si svolgerà a Sarzana. «La convenzione rafforza ulteriormente il rapporto tra la città e il suo festival», ha esultato il sindaco Ponzanelli dopo la firma. Paese che vai, Lega che trovi.””