La discontinuita’ in due voci
Articolo di Tito Boeri (Repubblica 31.8.19)
“”Sono in molti a chiedersi in queste ore in cosa consista la “discontinuità” invocata dal Partito democratico nel passaggio dal primo al secondo governo Conte, ribadita come “segno della novità” dal presidente incaricato. Sin qui nulla è dato sapere sui contenuti dell’azione del nuovo esecutivo. Due spunti utili per differenziarsi dal precedente governo Conte li ha invece forniti, forse suo malgrado, l’ormai ex ministro Matteo Salvini. Il primo spunto ce lo ha dato nel suo discorso dai banchi dell’opposizione il 20 agosto scorso. La prima parte del suo intervento (quella per intenderci in cui non ha professato la sua fede religiosa) è stata un’inconsapevole requisitoria contro le restrizioni all’immigrazione che aveva sventolato come una bandiera nei suoi 14 mesi di comizi, pardon di governo, e una vera e propria sconfessione di quota 100. Salvini ha, infatti, richiamato gli scenari demografici dell’Istat secondo cui la popolazione italiana in età lavorativa è destinata a perdere 6 milioni di individui nei prossimi 25 anni, al termine dei quali un terzo dei nostri concittadini avrà più di 65 anni.
Ignoriamo i motivi per cui il capo della Lega abbia evocato questi scenari. Sappiamo invece cosa implicano: il nostro Paese ha bisogno di più immigrati regolari di quanti siano oggi presenti sul nostro territorio oltre che di integrare meglio nel nostro mercato del lavoro gli immigrati che sono già qui da noi. Mentre non può permettersi pensionamenti anticipati, senza correzioni attuariali, per chi raggiunge 62 anni di età e men che meno può reintrodurre le pensioni d’anzianità. Questi scenari ci dicono anche che è fondamentale investire in un più rapido inserimento dei giovani nel nostro mercato del lavoro, ad esempio fiscalizzando i contributi previdenziali in base all’età per chi è stato assunto a tempo indeterminato, perché non possiamo permetterci di sprecare capitale umano e forza lavoro e perché il ritardato ingresso dei giovani italiani nel mercato del lavoro è uno dei maggiori ostacoli alla natalità. Bene perciò che una ritrovata consapevolezza demografica, con tutto ciò che ne consegue, sia un faro per l’azione del nuovo governo. Sempre ammesso che nasca.
Il secondo spunto Salvini lo ha offerto al termine del suo incontro al Quirinale con il Presidente della Repubblica quando ha imputato la nascita del nuovo governo a scelte compiute tra Parigi, Berlino e Bruxelles per contrastare il nostro recupero di sovranità nazionale. Singolare il fatto che abbia dimenticato di menzionare Donald Trump il cui messaggio di sostegno a Conte rappresenta, questo sì, una sgradevole interferenza negli affari interni di un Paese. La visione di Salvini della sovranità nazionale è la stessa di Filippo IV di Francia: ritiene che sovranità nazionale significhi avere potestà esclusiva sui problemi che si manifestano all’interno dei propri confini. Nell’era della globalizzazione ci sono fortissime interdipendenze fra paesi e, dunque, molti problemi nazionali non possono che essere risolti su scala sovranazionale. Pensiamo all’immigrazione: la maggiore violazione di sovranità, nel senso di ostacolo all’esercizio di una azione di governo, viene proprio da chi rivendica la sovranità nazionale opponendosi a una gestione sovranazionale dei problemi.
Lo abbiamo imparato sulla nostra pelle non trovando collaborazione di altri paesi nella gestione nel 2015 dell’emergenza rifugiati. Il sovranismo, in altre parole, è spesso il contrario della sovranità. Chiediamoci ancora perché il costo del nostro debito sia sceso di quasi 100 punti base (a regime più di un punto di pil di risparmi sulla spesa per interessi sul debito) da quando la Lega si è (auto)allontanata dal governo e risalga invece, come ieri, non appena appare più difficile la formazione di un governo populista e di sinistra che non sembra avere grandi intenzioni di tagliare la spesa pubblica per usare un eufemismo. Il fatto è che il nostro paese diventa più vulnerabile, meno in grado di decidere il proprio futuro, di cambiare la composizione del bilancio pubblico, se chi ci governa fa capire che ha intenzione di uscire dall’Euro. È proprio questa visione tardo medioevale della sovranità che, crediamo, abbia allontanato molti imprenditori e risparmiatori del Nord dalla Lega.
La sovranità nazionale oggi viene in misura crescente esercitata essendo influenti a livello sovranazionale, accettando di condividere decisioni e influendo sulla natura di queste decisioni. Tutelare i risparmi degli italiani significa delegare autorità di vigilanza sul nostro sistema bancario a organismi sovranazionali e rafforzare l’unione bancaria con un’assicurazione europea sui depositi bancari. Ampliare la base imponibile per abbassare le imposte significa riuscire a tassare i giganti del web. Sono imprese apolidi, per le quali è spesso impossibile identificare lo stato in cui operano e lo stato di origine della proprietà intellettuale. Per questo le imprese digitali possono essere tassate efficacemente solo a livello sovranazionale. Restituire sovranità ai contribuenti italiani, nel senso di riuscire ad abbassare le tasse per chi le paga, significa contribuire a fare avanzare il progetto europeo sulla web tax, che ha una qualche probabilità di sfociare in risultati concreti se non altro perché i giganti del web non sono europei. La tassa raccoglierebbe risorse che potrebbero poi essere utilizzate a livello comunitario per alleviare gli oneri dei singoli paesi nel compensare i perdenti della globalizzazione, sgravando i bilanci nazionali.
Consapevolezza demografica e volontà di risolvere i nostri problemi in Europa anziché contro l’Europa sono tratti di una discontinuità possibile anche perché i partiti populisti che si professano post-ideologici, come il M5S, sostengono la causa della chiusura delle frontiere e del sovranismo solo quando recano di trovare consensi a destra. Si dirà: è un po’ pochino per un governo di svolta limitarsi a queste sue discontinuità, ma visto che fanno i populisti alle istituzioni democratiche e all’economia di un paese quando vengono lasciati da soli a governare, forse di questi tempi bisogna accontentarsi di questo pochino.””