Abusi sessuali del clero
Articolo di Giorgio Salsi (NON MOLLARE, quindicinale Critica Liberale 5.3.19)
“”Può una associazione laica, dopo aver letto articoli stampa sul vertice appena concluso relativo agli abusi sessuali del clero, esprimere un suo modesto giudizio? Una associazione, tra l’altro, che ha al proprio interno vari estimatori di Papa Francesco di cui ha anche apprezzato il notevole discorso politico “Terra, Casa, Lavoro” raccolto in un libro distribuito (udite!) come supplemento del Manifesto.
Come hanno sottolineato in molti, il vertice è stato deludente. Non soltanto per quello che hanno dichiarato i rappresentanti delle vittime sulla mancanza di provvedimenti concreti “... Molti vescovi dopo questi quattro giorni sarebbero dovuti uscire senza abito talare. Ci aspettavamo di più. Siamo delusi... ”. E neppure - anche se lo condividiamo pienamente - per quanto affermato recentemente in un fondo giornalistico dall’intellettuale cattolico Alberto Melloni “... la vicenda Pell conferma che per tutti, vittime, carnefici, Chiesa, la cosa migliore che si può fare è lasciare che sia la giustizia dello Stato di diritto a valutare accuse e comminare pene che non possono mai essere sostituite da un ricorso al tribunale ecclesiastico ...”
“Ci sono abusi sulle suore” L’ammissione di Francesco e’ un atto di accusa alla Chiesa
Due articoli sugli abusi di preti e vescovi LEGGI DI SEGUITO
Articolo di Paolo Rodari (Repubblica 6.2.19) “Il Papa parla apertamente di violenze di preti e vescovi: "Succede ancora" Uno scandalo figlio di una cultura che considera le donne " di seconda classe"”
“”ABU DHABI Suore violentate da preti e vescovi, abusi di potere, di coscienza e anche sessuali. È l’ammissione shock di papa Francesco nella conferenza stampa tenuta sul volo della Etihad che da Abu Dhabi lo riporta a Roma. Della cosa ne ha parlato qualche giorno fa l’inserto femminile dell’Osservatore Romano. E Bergoglio, a sole due settimane dal summit che avrà luogo in Vaticano dedicato agli abusi su minori da parte dei preti, conferma: «Il problema esiste nella Chiesa » , dice. E parla apertamente non solo di sacerdoti, ma anche vescovi che hanno abusato di donne consacrate a Dio: «Io credo che si faccia ancora, ma ci stiamo lavorando». La rivelazione del Papa tocca anche il suo predecessore Benedetto XVI. Quando era ancora cardinale, infatti, Joseph Ratzinger conosceva il problema in particolare esistente in una Congregazione francese — anche se Bergoglio non l’ha citata esplicitamente — chiamata Comunità di San Giovanni e fondata dal padre domenicano Marie- Dominique Philippe nel 1975. Dal 1996 la Congregazione è stata oggetto di critiche per metodi giudicati da alcune associazioni religiose del Paese settari, con pressioni psicologiche sulle consacrate.
“Il sesso e’ un dono. Bisogna parlarne anche nelle scuole”
Articolo di Domenico Agasso Jr (Stampa 29.1.19) “Svolta del Papa di ritorno dal viaggio a Panama “Serve un’educazione oggettiva, senza ideologie””
“”Il sesso non è un «mostro» da cui fuggire. Non deve essere un tabù. Anzi, è «un dono di Dio». E servirebbe «un’educazione sessuale» nelle scuole. Di più: possibilmente non troppo rigida e chiusa. Così se ne capirebbe il vero valore. Queste non sarebbero parole inconsuete, se a pronunciarle non fosse un Papa. Francesco lo afferma sull’aereo che lo ha riportato a Roma da Panama, dove è stato nei giorni scorsi per la Giornata mondiale della Gioventù. E di giovani e sesso il Pontefice ragiona durante la tradizionale conferenza stampa sul volo papale, rispondendo a una giornalista americana che lo informa di un «problema comune in tutto il Centroamerica, incluso Panama e buona parte dell’America Latina: le gravidanze precoci». Solo a Panama sono state «diecimila lo scorso anno». La domanda è: «I detrattori della Chiesa cattolica incolpano la stessa Chiesa perché si oppone all’educazione sessuale nelle scuole. Qual è l’opinione del Papa?».
Tokyo e la rivolta delle studentesse. “Basta sessismo, non siamo prede”
Articolo di Cristian Martini Grimaldi (Stampa 27.1.19)
“”Capelli a sfiorare le spalle, frangetta, gonna poco sopra il ginocchio, t-shirt con maniche lunghe in pizzo «see-through», vedo non vedo. È un preciso identikit la lista dei requisiti che il settimanale Spa! ha pubblicato col fine di decriptare l’estetica di quelle giovani studentesse che apparterrebbero alla categoria delle facili prede. Fuor di metafora, «yariyasui» (quelle che ci stanno). Linguaggio che nel sensibilissimo Giappone del «metoo» fresco d’adozione - importato alla velocità di un tweet (qui il mezzo di condivisione di gran lunga più diffuso) e ancora meglio metabolizzato (vedi il fragoroso caso della giornalista Shiori Ito, che ha evidenziato l’emarginazione delle donne che denunciano uno stupro) - non è passato inosservato. Quattro studentesse giapponesi se ne sono accorte, ovviamente non leggendo direttamente la rivista, ma scorrendo come tutti i comuni millennials il pollice sul solito Social. «Quando l’ho letto ho perso la testa!», racconta Kazuna, 21 anni, in tenuta sportiva nella caffetteria dell’Università Icu.
Ieri a a Roma la Women’s march contro la violenza
Articolo di Alessandra Pigliaru (manifesto 20.1.19) 20/1/2019 ““Neoliberismo, sfruttamento, violenza: sono tutti sinonimi del patriarcato”. In tante si sono trovate ieri in piazza Santi Apostoli a Roma per il terzo anno della Women’s march”
“”“Neoliberismo, sfruttamento, violenza: sono tutti sinonimi del patriarcato”. In tante si sono trovate ieri in piazza Santi Apostoli a Roma per il terzo anno della Women’s march che nella capitale, come nel mondo, catalizza associazioni, comunità e gruppi di donne (e uomini) che intendono dire no al sopruso vorace di una politica machista e coercitiva. A Roma presente anche la Casa internazionale delle Donne, insieme alla rete dei centri antiviolenza Di.Re. che, sostengono questa marcia della libertà femminile contro ogni forma di razzismo, sessismo e neofascismo. Elizabeth Farren, organizzatrice e parte della women’s march global, presente in piazza insieme a Loretta Bondi della Casa internazionale di Roma e molte altre che, quotidianamente e capillarmente, lavorano sui territori.
Oggi, la nuova Women’s march a Roma
Articolo di Alessandra Pigliaru (manifesto 19.1.19) “Oggi una nuova manifestazione, in rete contro la violenza maschile alle donne. Women's March (Washington)
“”La Women’s march, arrivata al terzo anno, avrà la sua tappa anche in Italia. A Roma, oggi dalle 11 alle 13, donne e uomini – americane/i e italiane/i – si riuniranno in piazza dei Santi Apostoli per manifestare insieme riguardo “l’eguaglianza e il progresso”. Così si legge nel comunicato stampa diffuso dalle organizzatrici che, già nel 2017 e nel 2018, hanno destato l’interesse internazionale per la loro cifra antiliberista contraria a Trump. In un’epoca come quella presente, in cui i nuovi fascismi e nazionalismi avanzano a passo spedito, e dove la misoginia e il razzismo trovano sempre più terreno fertile, le donne che hanno cominciato questa azione di protesta negli Stati Uniti hanno trovato sponda, nei vari territori, con le associazioni che da sempre si occupano di diritti, libertà e in particolare di un tema serio e grave come la violenza maschile contro le donne.
La vittoria delle donne indiane contro l’oscurantismo
Articolo di Matteo Miavaldi (manifesto 5.1.19) “India. Due donne mestruate sono entrate per la prima volta in un tempio hindu in Kerala, supportate dal governo locale di sinistra e da una mobilitazione che ha infuriato gli estremisti e Modi
“”Lo scorso 2 gennaio Bindu Ammini e Kanakadurga, due donne di rispettivamente 42 e 41 anni, scortate da agenti di polizia in borghese sono riuscite a entrare nel tempio hindu di Sabarimala, nello stato indiano meridionale del Kerala. Si tratta del primo ingresso di donne in età mestruale nel complesso templare sin dalla sentenza pronunciata dalla Corte suprema indiana nel mese di settembre, in risposta alla petizione inviata nel 2006 da sei avvocate della Indian Young Lawyer’s Association. NEl pronunciamento, la Corte imponeva all’amministrazione del tempio di far decadere il divieto di ingresso a donne in età mestruale imposto per evitare che il dio Ayyappan – secondo la credenza, impegnato nel voto di celibato hindu – potesse cadere in tentazione alla presenza di donne tra i 10 e i 50 anni, in età fertile. Dal mese di ottobre, numerosi tentativi di ingresso al tempio da parte di donne in età fertile sono stati respinti da gruppi di fedeli riuniti sotto l’ombrello della Sangh Parivar, unione di gruppi estremisti hindu vicina al partito conservatore hindu del primo ministro Narendra Modi, il Bharatiya Janata Party (Bjp), rendendo di fatto l’applicazione della sentenza impraticabile.
India, due donne “violano” il tempio proibito Si scatena la violenza degli estremisti indu’
Articolo di Carlo Pizzati (Stampa 3.1.18) “5,5 milioni. Sono state le donne che in 14 province indiane si sono tenute per mano, per difendere i diritti di tutte e protestare contro la discriminazione operata da tanti fedeli che impediscono l’accesso ai templi”
“”A mezzanotte del 1° gennaio, Bindu Ammini e Kanaka Durga si sono incamminate verso il tempio proibito di Sabarimala, nel cuore induista del Kerala. Erano a digiuno da un mese, come prescrive il rito del Signore Ayappa, figlio di Shiva. Si sono inerpicate per tre ore e mezza lungo la collina sacra. Attorno a loro, camuffati da pellegrini, una ventina di poliziotti. Questa volta non sono entrate dalla via principale. Quando ci hanno provato, nel precedente tentativo il 24 dicembre, una folla di migliaia di persone ha fatto piovere pietre e caricato gli agenti di sicurezza. Questa volta sono entrate dalla cancello degli inservienti. «Non ci siamo travestite da uomo. Avevamo abiti comodi e il viso coperto, come richiesto dalla polizia. Siamo entrate. Alcuni devoti ci hanno riconosciute, ma non hanno reagito. Il che dimostra che non sono tutti fanatici. Abbiamo pregato e siamo uscite. Non abbiamo fatto nulla di illegale. E adesso che questo cancello è stato aperto, credo che altre donne ci imiteranno».
Ovidio, il poeta che cantava l’amore contro il potere
Articolo di Raffaella De Sanctis (Repubblica 28.12.18)
“”Da domani con "Repubblica" il libro di Nicola Gardini sul grande autore delle "Metamorfosi" e dell’"Ars amatoria". Che, esaltando l’erotismo e il piacere, pagò con l’esilio la propria spregiudicatezza inventiva. Provate a immaginare Ovidio come un cineasta, un filmaker che mette in scena i nostri desideri e le nostre paure. Libero e gioioso. «Aveva il coraggio di costruire veri e propri teatri dell’inconscio», dice Nicola Gardini. Parlava alle donne di erotismo, esaltava l’adulterio come fonte di piacere, lo divertivano gli spergiuri amorosi, le eterne metamorfosi dell’esistenza, i sentimenti contrastanti. Il mondo letterario di Ovidio è un pozzo di sorprese meravigliose. Dopo il grande successo di Viva il latino e in occasione del bimillenario della morte del grande poeta nato a Sulmona nel 43 a.C. e morto in esilio in Romania, a Tomis (odierna Costanza) nel 17 d.C., domani arriva in edicola con Repubblica il libro di Nicola Gardini Con Ovidio.
Il sogno del Papa: mai piu’ preti gay
Articolo di Marco Marzano (Fatto 21.12.18)
“”Il papato di Francesco, iniziato nel 2013, è entrato da tempo in una fase di completa paralisi, quasi scomparendo dalle cronache. Anche i suoi tanti apologeti sono ormai, dinanzi all’evidenza palmare del tramonto di ogni ipotesi riformatrice, sempre più spesso costretti ad un imbarazzante silenzio. La lettura del libro-intervista La forza della vocazione (conversazione con Francesco Prado, pubblicato da EDB) da pochi giorni in libreria conferma appieno la sensazione che da Santa Marta non ci si possa aspettare più nulla di buono. Il cambiamento della disciplina dei ministeri ecclesiastici è il punto più importante dell’agenda riformatrice, dal momento che riguarda sia il ruolo delle donne nella Chiesa che il regime del celibato obbligatorio del clero. Su tutto questo, nell’intervista del papa, si trova solo una stanca conferma della concezione tradizionale del sacerdozio cattolico e cioè di un modello anacronistico e ipocrita che pretende di fare di ogni maschio sacerdote un piccolo martire: totalmente dedito alla sua altissima missione, incorruttibile e gioiosamente capace di castrare ogni desiderio di affettività e di amore concreto per il prossimo.