Iniziativa Laica I laici tendono a difendersi, e' ora di attaccare !

27giu/19Off

Disobbedienza civile.

Articolo di Angela Mauro “O capitana! Mia capitana!“ (ANSA - UffPost 25.6.19) "ROTTA VERSO LAMPEDUSA" - Carola Rackete, comandante della Sea Watch, sfida il 'capitano' leghista. Tedesca, donna. Sceglie col cuore e non con le regole scritte, disobbedisce e crea scandalo, e di fatto sostituendosi all'opposizione, che si è accodata al suo gesto”

“”Visto a distanza, nel comodo dell’aria condizionata che ripara dai 40 gradi all’ombra, sembra un film. Dalla trama avvincente, a tratti classica, dell’eroe che lotta contro l’ingiustizia, per i diritti, anche a costo di sfidare le leggi. Solo che qui è tutto vero. E non è secondario che l’eroe sia una eroina: Carola Rackete, ‘capitana’ della Sea Watch, 31 anni, donna, tedesca, studi nelle università del Regno Unito, nostromo sulle navi di ricerca oceanografica al Polo nord, poi volontaria di Greenpeace e ora dedicata ai migranti nel Mediterraneo. Carola prende la decisione forse più dura. Sfida il ‘capitano’, come lo chiamano i fans, Matteo Salvini, una fortuna elettorale incassata a furia di dichiarazioni contro gli immigrati.

16giu/19Off

Quei leader di sinistra che hanno dimenticato la fatica dei lavoratori

Articolo di Gad Lerner (Repubblica 15.6.19) “Milioni di voti perduti anche per la scarsa credibilità dei dirigenti. Cofferati: torno alla Pirelli. Poi cambia idea. E Chiamparino sceglie

“”«Siamo nati in un mondo senza diritti e tutele: molti di noi non sanno cosa sono». Lo raccontava ieri su Repubblica a Marco Patucchi un ventisettenne meccanico stampista della Omron di Frosinone, somministrato - cioè affittato - da Adecco alla multinazionale per cui lavora. Per la prima volta quel giovane ha partecipato a uno sciopero generale dei metalmeccanici, tutelato da un contratto a tempo indeterminato ottenuto dopo anni di precariato. Forse è un’avvisaglia. La sensazione che la misura è colma, e che il futuro dell’industria italiana non si trova affatto in buone mani, sta spingendo i sindacati a ritrovare l’unità perduta. E chi sciopera non prova certo imbarazzo a farlo contro un governo che pure aveva votato. Magari anche solo per marcare la sua distanza siderale da una sinistra ai suoi occhi sfregiata dal marchio d’infamia del privilegio.

26mag/19Off

Luciana Castellina, Rossana, Lucio, Luigi ed io. Gli scomunicati che il Pci voleva mandare in una trattoria

Intervista a Luciana Castellina di Carmine Fotia (Espresso 26.5.2019) “A 90 anni la comunista che fu espulsa dal Partito insieme ai compagni eretici è tornata alla politica candidandosi in Grecia. E racconta il suo ’ 69. Che sarebbe potuto finire tra i fornelli”

“”Fu un cambiamento radicale delle nostre vite: eravamo tornati ai nostri vent’anni, a quel ’48 di lotte e di speranze che era stato il ’68 della mia generazione. E così tra noi e i ragazzi del movimento scoccò la scintilla». Nel pomeriggio di una quieta domenica romana, Luciana Castellina, 90 anni appena compiu-ti, orgogliosamente comunista, candidata con la Lista Tsipras in Grecia alle prossime elezioni europee, nella penombra della sua bella e silenziosa casa nel quartiere Parioli, dove vive da sempre, con il piccolo cane Fefè accovacciato accanto a me, un bicchiere di vino bianco e qualche fetta di salame, ricorda i fatti che cinquant’anni fa portarono lei e un altro gruppo di pazzi a fondare la rivista “il manifesto” che ha segnato, comunque la si giudichi, la storia della sinistra e del giornalismo italiani. Del gruppo dei fondatori sono rimasti lei e Rossana Rossanda. Due straordinarie ragazze del secolo scorso, per citare il titolo dell’autobiografia di Rossana. In quel fatale 1969 la scintilla che aveva dato vita al ’68, dalle università, dalle fabbriche, dalla Cecoslovacchia invasa dai carri armati sovietici, portò l’incendio nel cuore del più grande partito comunista dell’Occidente, aprendo una discussione non solo sulla necessità di rompere ogni legame con il regime sovietico, ma anche sui caratteri del capitalismo italiano e sulla strategia del partito comunista di fronte alle nuove lotte operaie e studentesche.


22mag/19Off

Il rigore della speranza

Articolo di Sergio Bologna (manifesto 21.5.19) “Vogliamo tutto. Nanni Balestrini scrisse anche «L’orda d’oro»: è il lavoro che portò a termine insieme a Primo Moroni nell’anniversario del ’68, vent’anni dopo”

‘Se qualcuno di noi, sociologo, storico orale, giornalista, avesse nel 1969, in pieno autunno caldo, intervistato Alfonso Natella noi avremmo oggi in archivio una delle tantissime testimonianze conservate come un bene prezioso ma che pochi leggono. Consegnata, quella testimonianza, a uno scrittore, a un poeta come Nanni Balestrini, è diventata un simbolo inestinguibile dei valori del ’68 operaio e non solo. La potenza del linguaggio letterario si esprime in Vogliamo tutto con quella valenza universale che riesce a condensare storia e memoria, utopia e iperrealismo, calcolo e speranza.

22apr/19Off

Emanuele Macaluso “Non mi manca il Pci, mi manca la sinistra”

Colloquio di Emanuele Macaluso con Antonio Gnoli (Repubblica 21.4.19) “Si avvicinò ai comunisti mentre era ricoverato in sanatorio. Di quel partito è stato fra i massimi dirigenti. Qui racconta la crisi ungherese, gli errori di Togliatti, il litigio fra Sciascia e Berlinguer. Poi Vittorini e Guttuso. E le tante donne di una vita “Sento il vuoto delle persone dei gesti e delle intelligenze. Qualche giorno fa ho festeggiato i 95 anni. Ero lì e pensavo ai pochi della mia generazione rimasti, come Giorgio Napolitano. Non so se avrò il tempo di vedere un nuovo schieramento progressista”

“”Quasi trequarti di secolo trascorsi vivendo, pensando e ripensando il comunismo. Gran bella idea, gran bella condanna. Verrebbe da dire pensando a Emanuele Macaluso. Da un mese ha compiuto novantacinque anni, vive in un piccolo appartamento a Testaccio, un tempo considerata la zona più autentica di un certo modo di essere romani. Emanuele è nato a Caltanissetta, la città degli angeli e delle miniere di zolfo. Fu quel mondo a strapparlo dai sogni di adolescente e a spingerlo dentro alle grandi problematiche sociali: «Durante i mesi trascorsi in sanatorio conobbi il primo compagno. Fu lui a introdurmi al comunismo.

28feb/19Off

“Laicita’ e pensiero critico contro le fake news e per una cittadinanza consapevole”


Seminario di formazione per giornalisti
“Laicità e pensiero critico contro le fake news e per una cittadinanza consapevole”
Promosso da Giornate della laicità e Arci Umbria, in collaborazione con
Ordine Regionale dei Giornalisti dell’Umbria
data 22 febbraio 2019 dalle ore 9,00 alle ore 13,00 (numero crediti 6)
Presso: sala comunale Palazzo Cesaroni di Perugia

Argomenti:
Le fake news prosperano dove dominano obbedienza, conformismo, pregiudizi e luoghi comuni. Trovano il più efficace contrasto in una cittadinanza consapevole, indipendente, matura, responsabile e dotata di spirito critico e autonomia morale. Da qui l’esigenza della diffusione nel nostro Paese del pensiero laico e di una metodologia scientifica/ analitica.

17feb/19Off

Giordano Bruno, maestro di laicita’ dignita’ democrazia

Articolo di Maria Mantello (MicroMega online 16.2.19) “L’Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno” come ogni 17 febbraio dalle ore 17.00, organizza in Campo de’ Fiori a Roma la cerimonia e il convegno in onore di Giordano Bruno per tenere vivo il pensiero e l’attualità di questo maestro di libertà, dignità, equità, che con la sua filosofia rivoluzionaria ha portato uno degli attacchi più formidabili al sistema di controllo politico, economico, sociale che ha nel confessionalismo religioso il suo alleato maggiore per creare e mantenere soggezione e rassegnazione.”

“”«È stoltissimo credere per abitudine, è assurdo prendere per buona una tesi perché un gran numero di persone la giudica vera», era solito affermare Giordano Bruno. Ed era la premessa per denunciare con forza l’abitudine al conformismo, che imprigiona la mente, che comprime l’intelligenza, che produce rassegnazione, soggezione, obbedienza passiva, riducendo a uno stato di servilismo che schiaccia dignità, autonomia, autodeterminazione. Un servilismo funzionale a determinare acquiescenza verso chi detiene il potere di controllo politico, economico, sociale. Contro tutto questo la filosofia di Bruno è un inno alla Libertà che richiede il rigore della conquista individuale e sociale. Ma la libertà fruttifica solo nella laicità: nemica del dogmatismo, dell’arroganza e del privilegio. Laicità che chiama all’impegno individuale e sociale per l’affermazione della dignità di ciascuno. Laicità che è baluardo contro i rapporti gerarchici di potere. Laicità che vincola lo Stato alla promozione dell’emancipazione dalla sudditanza mentale ed economica (di ciascuno e di tutti) affinché ognuno sia libero e proprietario della sua vita.

15feb/19Off

La lezione di Piero Gobetti su amore e antifascismo

Articolo di Sara Strippoli (Repubblica online 14.2.19) “Giornalista, filosofo, editore e antifascista, moriva il 15 febbraio 1926 lasciando Ada, l'amore della sua vita, e una eredità splendida di pensieri e scritti”

“”Al numero 60 di via XX Settembre, a Torino, a pochi passi da piazza San Carlo, non ci sono targhe. Nelle vetrine sotto il palazzo dove i genitori di Piero Gobetti avevano una drogheria, sono esposti i gioielli di un noto marchio che in questi giorni addobba le vetrine con grandi cuori rossi per San Valentino. Qui viveva anche Ada Prospero. Piero e Ada, 17 e 16 anni quando cominciano a frequentarsi. Lui "alto, magro, con una gran testa di capelli scaruffati biondo castani, un paio di occhiali di metallo sul naso aguzzo e occhi vivacissimi e penetranti dietro le lenti", come lo descrive Carlo Levi. Il ritratto di lei è dell'antifascista Barbara Allason: "Una bimba deliziosa con le trecce sulle spalle, i grandi occhi pieni di fuoco, e tutto fuoco la parola, tutto ardore per i libri che le piacevano". Nell'alloggio dove viveva con i genitori il 14 settembre lui scrive a lei, le chiede aiuto per trovare abbonati per il lancio del suo periodico studentesco Energie nuove, il primo. Un appello timido, autoironico ma già foriero del corteggiamento. Scopo del quindicennale, le scrive "destare movimenti d'idee in questa stanca Torino, promuovere la cultura, incoraggiare studi fra i giovani...

10feb/19Off

Foibe, la memoria corta degli italiani

Due articoli sulle foibe. LEGGI DI SEGUITO

Articolo di Enzo Collotti (manifesto 10.2.19) “Se nello sterminio degli ebrei furono complici dei nazisti, nel caso delle foibe furono coinvolti da un insieme di circostanze più complesse, che solo la memoria corta degli italiani e l’ipocrisia di buona parte della classe dirigente hanno espulso dalla memoria collettiva”

“”A poco più di due settimane dal giorno della Memoria in ricordo della Shoah, gli italiani sono chiamati a celebrare con il giorno del Ricordo l’orrore e la tragedia delle Foibe. In entrambi i casi come vittime, ma in entrambi i casi come vittime non innocenti. Se nello sterminio degli ebrei furono complici dei nazisti, nel caso delle foibe furono coinvolti da un insieme di circostanze più complesse, che solo la memoria corta degli italiani e l’ipocrisia di buona parte della classe dirigente hanno espulso dalla memoria collettiva. Già altre volte abbiamo sottolineato le responsabilità del regime fascista nella snazionalizzazione degli sloveni e dei croati che dopo il 1918 vennero a trovarsi entro i confini dello stato italiano. Nel 1941 l’aggressione dell’Italia alla Jugoslavia e l’annessione violenta della provincia di Lubiana a Regno d’Italia contribuirono in modo decisivo alla dissoluzione dello stato Jugoslavo e alla apertura della fase storica che sfociò nella Jugoslavia di Tito. In ciascuna di queste fasi le autorità politiche e militari italiane, al di là di ogni problema geopolitico, si mossero nel presupposto che le popolazioni slave rappresentassero, come ebbe a dire nessun altri che Mussolini, una razza inferiore e barbara nei cui confronti fosse possibile e lecito imporre il pugno duro e purificatore dei dominatori. Le foibe si inseriscono in questo contesto e nella spirale di violenze che fecero seguito.

2feb/19Off

Sostegno internazionale delle donne per Leyla Guven, da 87 giorni in sciopero della fame

Articolo di Chiara Cruciati (manifesto 2.2.19) “Turchia. La parlamentare dell’Hdp Guven continua lo sciopero della fame dopo il rilascio e continua a chiedere la fine dell’isolamento del leader del Pkk Ocalan. Alzano la voce attiviste, giornaliste, scrittrici, da Marichuy a Shirin Ebadi

Leyla Guven non mangia da 87 giorni, si nutre solo di sale e vitamine. Il rilascio, ordinato dal tribunale meno di una settimana fa, non ha messo fine alla protesta della parlamentare curda dell’Hdp e co-leader del Democratic Society Congress (Dtp). Dalla sua casa di Baglar, a Diyarbakir, Guven chiede la stessa cosa: la fine dell’isolamento a cui è sottoposto il leader del Pkk, Abdullah Ocalan, rinchiuso dal 1999 nell’isola-prigione di Imrali. Arrestata nel gennaio 2018 per aver criticato l’operazione militare turca contro il cantone curdo-siriano di Afrin, è stata rilasciata in attesa del processo il 25 gennaio scorso. I medici avvertono del pericolo che corre: ha perso peso e massa muscolare, soffre quotidianamente di nausee e febbre, i suoi organi interni rischiano il collasso. Accanto ha la figlia Sabiha Temizkan e un team medico volontario che la tiene sotto osservazione.