Mazzucato: ‘Se non cambiamo il capitalismo ci sara’ l’avanzata di un nuovo fascismo cavalcato dai Salvini e dai Trump’
Intervista a Mariana Mazzucato di Gea Scancarello (da Business Insider Italia 20.8.19)
“Spendere, ma per fare il bene pubblico. Creando valore, e non sottraendolo alla collettività. Guardando al lungo periodo, e non all’immediato: perché gli strumenti per ripensare l’economia sono gli stessi capaci di produrre inclusività, giustizia sociale, attenzione alla diversità. In altre parole, una società migliore. Mariana Mazzucato economista, docente di Innovation and Public Value all’University College di Londra, direttrice dell’Institute for Innovation and Public Purpose e autrice di The value of everything (Il valore del tutto) da tempo racconta l’esigenza di un cambio di paradigma nei modelli economici dominanti, a partire da una consapevolezza: se non si cambia rotta il rischio molto concreto è quello di una nuova ondata di fascismo, perché gli effetti di scelte economiche sbagliate si misurano non solo sul Prodotto interno lordo, ma soprattutto sulla società.”
“”Partiamo dall’inizio: il capitalismo è davvero “rotto”?
“Direi di sì, e le ragioni sono diverse. La prima è che c’è stata una finanziarizzazione spaventosa dell’economia, il che significa sia che il settore finanziario è diventato più importante dell’economia reale, sia che l’economia reale è diventata finanziarizzata: con un gioco di parole, la finanza finanzia la finanza”.
Cosa significa concretamente?
L’invenzione della TAV e la guerra dei trent’anni
Articolo di Guido Viale (manifesto 12,3.19) “Giornali e Tv sono tutti in mano all’Union sacrée SìTav tra Meloni, Salvini, Zingaretti e Berlusconi; più Confindustria, sindacati, bocconiani e madamine”
“”Come mai un moscerino come il Tav (“ma è solo un treno!” diceva Bersani) è diventato un elefante intorno a cui si giocano le sorti di governo, sviluppo, benessere e buon nome della nazione? Difficile capirlo da giornali e Tv. Sono tutti in mano all’Union sacrée SìTav tra Meloni, Salvini, Zingaretti e Berlusconi; più Confindustria, sindacati, bocconiani e madamine. Un’Unione sacra si fa per andare in guerra; e infatti, sul Tav Torino-Lione c’è una guerra dei Trent’anni: dai ’90 del secolo scorso a oggi. Tre precisazioni: il Tav è un treno; così lo chiamano i valsusini, i loro amici e i documenti tecnici, che loro conoscono bene; la Tav lo dicono invece i suoi supporter, per mancanza di rapporti sia con i valligiani che con i documenti tecnici. Poi il Tav Torino-Lione non è un treno ad alta velocità, ma ad alta capacità, per il trasporto di merci e, in subordine, passeggeri: ma alla velocità di convogli merci lunghi un chilometro e con 2000 tonnellate di carico. Eppure, tra i giornalisti di Repubblica c’è chi sostiene che i 5Stelle non vogliono “la Tav” perché sono contro la velocità, cifra irrinunciabile della modernità.
Clima. Il 15 marzo sciopero globale per il futuro
Articolo di Guido Viale (manifesto 1.3.19) “La generazione che si affaccia alla vita ora ha capito che con la nostra insipienza e la nostra inerzia le stiamo preparando un vero inferno”
“”Venerdì 15 marzo milioni e milioni di studenti e studentesse, in decine di migliaia di scuole di tutto il mondo, faranno sciopero e riempiranno le strade di cortei. Ad essi si uniranno anche molte altre cittadine e cittadini che ne condividono rabbia e obiettivi. La rabbia è di chi si vede rubato il futuro dall’inerzia e dalla complicità delle classi dirigenti di tutti i paesi del mondo, e soprattutto dai «signori della Terra»: quelli che gestiscono economia e finanza a spese del nostro pianeta e di chi lo abita. L’obiettivo è quello di far mettere la lotta contro i cambiamenti climatici al centro dell’agenda di tutti i centri di potere, dai governi nazionali alle istituzioni internazionali, dalle municipalità alle associazioni imprenditoriali, dai sindacati alle cosiddette “forze politiche”.
È questo obiettivo quello che, per ora, ha spinto migliaia di giovani a disertare le lezioni per rispondere all’appello lanciato da Greta Thunberg, la studentessa svedese che, decidendo di andare in piazza invece che a scuola ogni venerdì (o giovedì come in Belgio), ha cominciato a smuovere molte coscienze: per spingerle a salvaguardare condizioni di esistenza e convivenza decenti non più solo, come si ripete nelle giaculatorie ufficiali, per «le future generazioni».
La rivolta dei pastori sardi attraversa l’isola
Articolo di Costantino Cossu (manifesto 14.2.19) “La battaglia del latte. Cortei a Cagliari e Sassari. Strade bloccate, sversati ettolitri di prodotto sull’asfalto. Salvini batte la concorrenza e convoca oggi caseari e allevatori al Viminale”
“”CAGLIARI. Con i pastori senza se e senza ma. La rivolta degli allevatori sardi contro gli industriali caseari che pagano il latte a un prezzo da fame si allarga ancora. Ieri studenti e minatori sono scesi in piazza a migliaia come non si vedeva da anni. In molti comuni gli uffici sono rimasti chiusi e i commercianti, seguendo l’esempio degli esercenti di Nuoro che l’altro ieri erano in serrata, hanno abbassato le saracinesche. Dal Nord al Sud, lenzuola bianche sono state esposte alle finestre e ai balconi, nei centri storici delle città come sulle piazze dei centri più piccoli. I pastori, che nella sesta giornata consecutiva della loro rivolta hanno continuato a bloccare strade e sversare latte sull’asfalto, non sono soli. A Cagliari duemila ragazzi di tutte le scuole si sono ritrovati davanti al liceo classico Siotto per sostenere la lotta degli allevatori.
Mobilitazione europea della generazione verde
Tre articoli sulle proteste dei verdi (manifesto 1.2.19j LEGGI DI SEGUITO
““”In molti lo hanno già nominato il nuovo ‘68”
“”È il movimento degli studenti europei in mobilitazione permanente dall’inizio dell’anno in difesa del clima. Chiedono alla classe politica, del proprio paese e a quella europea, misure concrete per far fronte ai cambiamenti climatici. Le prime manifestazioni sono state organizzate in Belgio, ed in particolare a Bruxelles, coinvolgendo poi anche gli studenti di Francia, Germania e Svizzera. Ieri, per il quarto giovedì consecutivo, gli studenti belgi hanno deciso di sfilare per le strade delle principali città del paese.
Tecnologie, ambiente, invecchiamento: il lavoro al bivio tra catastrofe sociale e rilancio
Intervusta a Enrico Giovannini di Raffaele Ricciardi (repubblica online 22.1.19) “L'Ilo taglia un secolo di storia con un report dedicato al lavoro del futuro: robot e mitigazioni ambientali mettono a rischio milioni di posti, facendone sorgere di nuovi. Enrico Giovannini era nella Commissione dedicata: "Siamo a un punto di rottura". Il reddito di cittadinanza? "L'uscita dalla povertà richiede interventi che vanno al di là del semplice lavoro"”
“”"Era il 1919, il Mondo usciva dalla Prima guerra mondiale e si poneva il tema delle relazioni tra politiche, capitale e lavoro in vista della seconda rivoluzione industriale che di lì a poco sarebbe arrivata. A un secolo di distanza, celebrando l'organizzazione internazionale più longeva, ci accorgiamo che l'istanza dalla quale è nata l'Ilo (l'Organizzazione internazionale del lavoro) è ancora attuale". Il professor Enrico Giovannini, già ministro e presidente Istat, è stato membro della Commissione Globale sul Futuro del Lavoro. Ha partecipato alla costruzione di un rapporto, diffuso oggi e frutto dei quindici mesi d'attività della Commissione globale Ilo presieduta dal premier svedese Löfven con il presidente sudafricano Ramaphosa, che appoggia il lavoro di questi tempi sul filo delle sfide: un passo sbagliato porta alla catastrofe sociale, uno nella giusta direzione apre praterie di opportunità. Tre le grandi questioni individuate: tecnologica; ambientale; demografica. Pochi numeri illuminano e calano questi macro-temi nella concretezza reale.
Edgar Morin: la bellezza e’ conoscenza
Articolo di Nuccio Ordine (Corriere 20.1.19) sul nuovo libro di Edgar Morin sulla “bellezza”
“”«Il gusto è la facoltà di giudicare un oggetto o un tipo di rappresentazione mediante un piacere, o un dispiacere, senza alcun interesse. L’oggetto di un piacere simile si dice bello»: Immanuel Kant, nelle prime pagine della Critica del giudizio (1790), spiega con chiarezza che solo «il gusto del bello è un piacere disinteressato e libero». E questa riflessione del filosofo tedesco è illuminante in una società come la nostra dove ogni azione, ogni gesto, ogni parola deve rispondere a un profitto. La bellezza, al contrario, ci insegna che esistono piaceri (o dispiaceri) che afferiscono esclusivamente alla sfera del «gratuito» e del «disinteressato». Due parole ormai desuete, in un lessico quotidiano sempre più dominato dall’ossessione del guadagno e dall’angoscia di non «sprecare» il tempo. Letteratura, musica, filosofia, arte ci aiutano a capire che esistono cose fondamentali — senza le quali non potremmo vivere — che sfuggono alla logica utilitaristica e che servono esclusivamente ad arricchire lo spirito.
Il tempo della Costituzione. I valori fondativi e le letture moderne: ecco perche’ la Carta cresce con noi
Articolo di Claudio Magris (Corriere 17.1.19) “Dialoghi Il giurista Sergio Bartole, professore emerito dell’Università di Trieste, ragiona sull’attualità della «Legge delle leggi»”
“”Il Diritto — di cui la Costituzione è l’espressione più alta — è un valore freddo: norme, regole, codici, sanzioni che non sembrano destare passioni come i valori caldi — amore, amicizia, poesia, fede, generoso progetto politico. Ma i valori freddi — la legge, la democrazia, i meccanismi della lotta politica — sono i soli che permettono a tutti di coltivare i propri valori caldi, perché senza la Legge l’individuo sarebbe in balia della violenza dei più forti, preda di ogni sopraffazione e inganno, solo con la sua debolezza. Per la Costituzione, Legge delle leggi, ci si può infiammare, si può combattere. In un bellissimo saggio di anni fa, Maria Carolina Foi ha illustrato come nella Germania del primo Ottocento la battaglia fra chi voleva un codice unico — articolato sul modello napoleonico — e chi voleva un diritto consuetudinario, attento alle differenze storiche di tradizioni e usi locali stratificati nel costume, abbia influenzato fortemente la letteratura e la poesia del vivere — ad esempio il percorso di Heine e dei poeti romantici.
«I robot creeranno 133 milioni di posti di lavoro entro il 2022»
Due Articoli di Roberto Ciccarelli (manifeso 18.9.18) LEGGI DI SEGUITO "Il rapporto «The Future of Jobs 2018» del World Economic Forum rovescia le previsioni apocalittiche sul lavoro nei prossimi cinque anni: robotica, algoritmi, automazione creeranno 133 milioni di posti di lavoro, 58 in più di quanti ne distruggeranno"
""Il rapporto «The future of Jobs 2018) del World Economic Forum (Wef), reso noto ieri, rovescia il senso comune apocalittico che accompagna da un quinquennio la cosiddetta «quarta rivoluzione industriale»: l’automazione, la robotica, la rivoluzione digitale non cancelleranno solo posti di lavoro, non creeranno lo scenario angosciante della disoccupazione di massa, aumentando le diseguaglianze senza rimedio. In termini generali è invece annunciata la creazione di 133 milioni di posti di lavoro, poco meno del doppio di quelli che nel frattempo saranno perduti, superati o sostituiti da processi di automazione (75 milioni). Dunque, il saldo netto sarà di 58 milioni.
NON È LA PRIMA VOLTA che uno studio del Wef affronta in maniera più problematica, e meno allarmistica, uno dei problemi più discussi nel capitalismo digitale: la possibile sostituzione integrale del lavoro umano da parte delle macchine di nuova generazione. Già un precedente rapporto del 2016 aveva drasticamente ridimensionato la previsione che ha nutrito fior di pubblicazioni, non solo per economisti specializzati ma per il grande pubblico dell’editoria e della Tv. Una su tutte: nei prossimi dieci anni il 47% dei lavoratori rischierà di perdere il lavoro negli Stati Uniti.
Appia scordata e senza fondi. La Grande Bellezza e’ perduta
Articolo di Tomaso Montanari (Fatto 17.9.18) "Le meraviglie abbandonate - Per la Regina Viarum si è passati dall’idea (sbagliata) Benetton al totale nulla. Però c’è chi combatte"
"" “O via Appia, consacrata da Cesare venerato sotto l’effigie di Ercole, tu che superi in celebrità tutte le italiche vie …”: l’invocazione di Marziale risuona oggi come una disperata richiesta di aiuto. Sembra quasi che all’Appia Antica si voglia far pagare il no di quattro anni fa alla Società Autostrade. Pochi oggi lo ricordano, ma nell’estate del 2014 divampò furiosa una battaglia di opinione intorno al tentativo di aggiungere la Regina Viarum al vasto regno dei Benetton. Lo scopo di Autostrade era evidente: ripulire la propria immagine associandola alla Grande Bellezza. Lo stesso perseguito dalla Fondazione Benetton, che promuove da anni un progetto dedicato all’articolo 9 della Costituzione (i signori dell’asfalto paladini del paesaggio!), e che anche dopo Genova continua a proporre con ammirevole disinvoltura la “cittadinanza attiva attraverso la cultura e il patrimonio artistico”. Ma in quel 2014 la campagna di Autostrade dovette fare i conti con la sollevazione delle associazioni e dei cittadini che hanno a cuore il bene comune.