La scienza non puo’ sembrare un atto di magia
Intervista a Giorgio Parisi di Andrea Capocci (manifesto 23.12.18) “Un incontro con il fisico teorico Giorgio Parisi, nuovo presidente dell'Accademia dei Lincei. «Aveva ragione Marcello Cini: la cosa più interessante che abbiamo visto sulla Luna è stata la Terra»”
“”Giorgio Parisi, professore ordinario alla Sapienza, è uno degli scienziati italiani più riconosciuti al mondo. Ha dato contributi originali e fondamentali in diversi campi della fisica teorica, dalle particelle alla meccanica statistica. I suoi studi sui sistemi magnetici disordinati detti «vetri di spin» (in questi particolari materiali, l’interazione fra atomi vicini è casuale e disordinata; sono stati usati per spiegare i comportamenti del cervello, dei mercati finanziari, delle proteine, ndr) hanno aperto un nuovo campo di ricerca con ricadute in campi lontanissimi. Lo incontriamo nella sontuosa sede trasteverina dell’Accademia a Palazzo Corsini quando ormai è sera e molti impiegati sono già andati a casa.
Potrebbe sembrare una carica onorifica, invece lei si sta impegnando molto nel nuovo incarico. Che indirizzo vorrebbe dare all’Accademia dei Lincei?
Quando siamo diventati teste rotonde
Articolo di Marta Paterlini (Stampa 18.12.18) “L’evoluzione ha plasmato la forma e i pensieri In due geni le differenze tra noi e i Neanderthal”
“”Caratteristiche distintive degli esseri umani moderni sono la scatola cranica e il cervello di forma arrotondata: questa globularità - come si dice in gergo - si è evoluta gradualmente, in modo indipendente dal volume cerebrale. Anche i più antichi fossili di Sapiens, ritrovati a Jebel Irhoud, in Marocco, e risalenti a 300 mila anni fa, avevano un volume endocranico come quello di un umano contemporaneo, ma la forma era allungata. Sarebbe, quindi, più una questione di forma che di volume una delle differenze-chiave tra noi e i cugini Neanderthal.
Einstein, scienza e religione
Articolo di Giuseppe Sarcina (Corriere 5.12.18) "La sua «Lettera su Dio» all’asta per quasi 3 milioni. La «debolezza umana» nel documento venduto a New York"
WASHINGTON «Per me la parola “Dio” non è altro che l’espressione e il risultato della debolezza umana». Firmato Albert Einstein, 3 gennaio 1954, Princeton, New Jersey. È il passaggio chiave di una delle lettere più famose del grande scienziato. E oggi anche la più preziosa, visto che Christie’s ieri l’ha venduta per 2 milioni e 892.500 dollari, compresi i diritti d’asta, a New York. La quotazione iniziale era di 1-1,5 milioni di dollari. È un testo in tedesco di due pagine, con qualche correzione, indirizzato a Eric Gutkind, autore del libro «Choose Life: The Biblical Call to Revolt». L’appello è agli ebrei, partendo dalla «incorruttibilità» di Israele. A quell’epoca Einstein aveva già 74 anni. Aveva ottenuto il Nobel nel 1922, rivoluzionato la fisica, e non solo, con la teoria della relatività. Da almeno vent’anni era uno dei pensatori più importanti e più popolari del pianeta. Merito anche del suo stile diretto, della sua libertà di pensiero che imponevano il confronto, se non la polemica. Non cambio idea: la Bibbia è una raccolta di leggende venerabili ma comunque piuttosto primitive. La «Lettera su Dio» ne è un esempio.
“Superata la linea rossa: mai si era osato intervenire sulla specie umana
3 articoli sull’intervento cinese sul DNA LEGGI DI SEGUITO
“”Mai prima d’ora eravamo intervenuti per cambiare i geni della specie umana». Articolo di Elena Dusi (Repubblica 27.11.18)
David Baltimore è già a Hong Kong, dove oggi inizia il congresso mondiale sull’editing genetico e su Crispr di cui lui è coordinatore. Il Nobel per la Medicina nel 1975 (con Renato Dulbecco) è rimasto come tutti sorpreso dalla notizia cinese. Ha registrato un video in fretta e furia e l’ha pubblicato sul sito della conferenza. «L’editing genetico è uno strumento molto potente. Fino a ieri la medicina aveva curato singoli pazienti o gruppi di pazienti con farmaci o vaccini. Mai prima di oggi i nostri trattamenti avevano avuto effetto sulle generazioni future».
Cari scienziati, siate un po’ filosofi
Articolo di Ida Bozzi (Corriere 22.11.18) “Carlo Rovelli, le passioni e gli incroci tra discipline. «Ho riletto Aristotele: gli siamo ancora debitori». Confronti Il fisico in dialogo con il direttore Luciano Fontana alla presentazione milanese del suo nuovo libro edito dal «Corriere della Sera»
“”Una serata in cui si è parlato di farfalle e di vita dopo la morte — e poi di cervello umano, tempo, coscienza, buchi neri, e perfino di vaccinazioni e di giornalismo — mostrando quante siano le questioni cui è chiamata a rispondere la scienza. Martedì sera, nella sala piena dell’Auditorium San Fedele di Milano, un pubblico attento ha partecipato, più che assistito, alla presentazione del nuovo libro del fisico Carlo Rovelli, Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza, pubblicato dal «Corriere della Sera» e che raccoglie gli articoli del fisico scritti per diversi giornali. Partecipato: perché la conversazione tra lo scienziato, autore di saggi bestseller come Sette brevi lezioni di fisica e L’ordine del tempo (Adelphi), e il direttore del «Corriere» Luciano Fontana ha offerto il destro per una quantità di domande del pubblico. Un dialogo, quello tra Fontana e Rovelli, che ha chiarito come la scienza sia aperta al mondo e capace di incontrare altre discipline.
Ricerca scientifica
Due articoli sulla ricerca scientifica LEGGI DI SEGUITO
La ricerca e le risorse pubbliche. Scienza, non servono feudi dorati di Elena Cattaneo (Repubblica 9.11.18)
""Nell’Italia della ricerca pubblica stremata dalla costante penuria di fondi, dal disinteresse e in questi giorni colpita da un improvvido spoils system, si stanno definendo i tasselli di Human Technopole ( HT), il progetto che assorbirà oltre un miliardo e mezzo di risorse pubbliche nei prossimi dieci anni. A settembre si è aperta la call per i direttori dei centri di ricerca della Fondazione HT e sono state definite alcune nomine spettanti al Consiglio di Sorveglianza, guidato dal Presidente Marco Simoni. Iain Mattaj, già direttore dello Embl, assumerà da gennaio tutti gli oneri e onori del ruolo di direttore della struttura dove operano già i primi ricercatori. È il giro di boa: attraverso decisioni, nomi e ruoli si definiranno i binari su cui viaggerà HT in un futuro che interessa tutto il Paese. Fuori da Palazzo Italia, intanto, l’universo della ricerca pubblica, che non vede spiragli neanche nella legge di bilancio in discussione, guarda a quei mega- finanziamenti pubblici garantiti temendo una nuova competizione ad armi impari. Nonostante l’inversione di rotta rispetto al piano originale e uno Statuto che bilancia responsabilità e funzioni, persistono importanti nodi da sciogliere in fretta e senza equivoci. L’infrastruttura di ricerca HT ha di fronte due strade. La prima, virtuosa, la porterà a costituirsi come ente trasparente al servizio del Paese. La seconda, viziosa, la renderà un nuovo “ ente- cittadella dorata della ricerca”, per pochi eletti ricercatori. Perché il modello virtuoso si affermi è necessario che HT si strutturi come hub a servizio della ricerca italiana, con lo scopo principale di sviluppare e aggiornare facilities e tecnologie avanzate a cui devono poter accedere le università, gli enti di ricerca e gli IRCCS italiani per sviluppare la parte tecnologica dei loro progetti.
Il quarto illuminismo
Articolo di Mauro Bonazzi (Corriere 28.10) "Edward G. Wilson, Le origini della creatività, a cura di Telmo Pievani. Ha fondatola sociobiologia
""Quando era ancora giovane, all’inizio di una carriera che si sarebbe rivelata folgorante, Edward Wilson, il futuro padre della sociobiologia, andò in visita da un eminente collega di Harvard. Era un entomologo ancora poco conosciuto fuori dagli ambienti accademici, di nome faceva Vladimir Nabokov. Parlarono a lungo, di farfalle, soprattutto di quelle sconosciute, e di tutto quello che ancora attende di essere scoperto nell’universo. Anche Aristotele, il filosofo per eccellenza, si accalorava per ragioni analoghe: «Non si deve nutrire un infantile disgusto verso lo studio dei viventi più umili», scriveva, «in tutte le realtà naturali c’è qualcosa di meraviglioso». Non sembrano argomenti particolarmente intriganti. In realtà sono questioni di vitale importanza, se solo si capisce che cosa c’è in gioco. La spiegazione, comunque, era già nelle farfalle, quelle ancora da scoprire e quelle che svolazzano davanti a noi tutti i giorni.
E la scienza divenne sperimentale. Un rivoluzionario atto di umilta’
Articolo di Stefano Gattei (Corriere 26.10.18) "Conoscenza. La ricostruzione di Edoardo Boncinelli nel saggio «La farfalla e la crisalide» (Raffaello Cortina)
Che cos’è la scienza? E che cosa la distingue dalle altre discipline? La domanda ha impegnato i filosofi per secoli. Se la pone ora, nel libro La farfalla e la crisalide (Raffaello Cortina), un grande scienziato, Edoardo Boncinelli, autore di importanti scoperte in campo genetico. Il saggio ripercorre per importanti snodi concettuali la storia della scienza, dalla sua nascita nella Grecia di 2.500 anni fa, quando l’indagine della realtà era ancora difficilmente distinguibile dalla riflessione filosofica, al presente, nel quale scienza e filosofia appaiono del tutto separate, incommensurabili per capacità di analisi e significatività dei risultati. La farfalla — questa la metafora scelta dall’autore — è la scienza così come la conosciamo oggi: nasce dalla crisalide della filosofia, un intreccio di modi di pensare spesso in competizione fra loro, ma capaci di influenzare profondamente la nostra vita. Poco più di quattro secoli fa, la scienza si svincola dal ruolo ancillare nei confronti della filosofia, sviluppandosi autonomamente e ramificandosi gradualmente in una serie di discipline che, dalla fisica alla biologia all’intelligenza artificiale, hanno sostituito la filosofia come strumento di conoscenza del mondo. Con Galileo, tra scienza e filosofia si apre un baratro che oggi forse non vale neppure la pena di provare a colmare.
La fisica a caccia della vita
Intervista allo scienziato George Ellis di Ida Bozzi (Corriere 30.9.18) “«Ecco una questione fondamentale: i processi di meccanica quantistica svolgono un ruolo importante nella biologia? Ci sono indizi che le cose possano stare proprio in questo modo». Lo scienziato sudafricano George Ellis illustra quello che la ricerca può (e non può dire) sull’esistena. E auspica una maggiore integrazione tra discipline umanistiche e scientifiche”
“”Il grande mistero dell’universo siamo noi. Non solo lo spazio profondo o l’origine del cosmo, che pure sono frontiere della conoscenza. Ma noi, la nostra coscienza e biologia, il motivo per cui siamo qui. Ce ne parla una grande mente della fisica, lo scienziato sudafricano George Ellis, professore emerito di Sistemi complessi all’Università di Cape Town in Sudafrica, e per molti anni docente di Fisica del cosmo alla Sissa, Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste. Proprio alla Sissa, Ellis è atteso il 2 ottobre per inaugurare un nuovo super-istituto, l’Ifpu, Institute for Fundamental Physics of Universe, che prevede la collaborazione di quattro grandi istituzioni scientifiche per studiare la fisica dell’universo con modalità e progetti d’avanguardia. In vista dell’incontro di Trieste, città cui è molto legato anche per i ricordi personali («io e mia moglie eravamo buoni amici di Margherita Hack e Aldo de Rosa»; in particolare Ellis ammirava Hack «sia come scienziata e direttore dell’Osservatorio di Trieste, sia come donna forte che ha avuto molto coraggio nell’esprimere le sue opinioni»), il professore spiega quali sono le sfide della Fisica, tra limiti e spiragli per la conoscenza.
Cominciamo dai limiti. Che cosa può e non può fare la scienza, in particolare la fisica?
Cosmologia. L’universo in un saggio del fisico e divulgatore Jim Al-Khalili In viaggio tra i prodigi dello spazio-tempo
Articolo di Vincenzo Barone vincenzo.barone@uniupo.it (Sole 23.9.18) “Questo articolo è una versione modificata della prefazione di Vincenzo Barone a Jim Al-Khalili, Buchi neri, wormholes e macchine del tempo (Dedalo, Bari, pagg. 320, € 13,60) nei prossimi giorni in libreria”
“”Ci sono regali di compleanno che lasciano il segno. In occasione dei settant’anni di Albert Einstein, nel 1949, il grande logico matematico Kurt Gödel decise di rendere omaggio al padre della relatività, suo compagno di passeggiate e di meditazioni a Princeton, con un singolare lavoro scientifico, contenente un nuovo modello cosmologico. Gödel era convinto che il tempo fosse un’illusione e pensò di dimostrarlo concependo un universo perfettamente coerente con le leggi della relatività generale ma dotato di una caratteristica inaudita: la possibilità di viaggiare indietro nel tempo, visitando il proprio passato. L’universo di Gödel è molto diverso da quello che conosciamo: per esempio, non si espande, ma ruota. Nessuna legge fisica, però, lo vieta, e se fosse reale, creerebbe non pochi problemi.