Galileo, eppur non si abiura
Articolo di Emanuela Minucci (Stampa 22.9.18) “A Londra la lettera perduta con la versione più forte della tesi condannata dalla Chiesa”
“”Non era neanche troppo nascosta. La lettera perduta in cui Galileo Galilei mise giù le sue tesi contro l’idea, sostenuta dalla Chiesa, che fosse il Sole a ruotare intorno alla Terra, si trovava in una biblioteca di Londra. In possesso della Royal Society - la prestigiosa associazione scientifica britannica fondata il 28 novembre 1660 - da almeno due secoli e mezzo, era inspiegabilmente sfuggita all’attenzione degli storici per tutto questo tempo. É stata rintracciata e scoperta da Salvatore Ricciardo, giovane ricercatore dell’università di Bergamo che fra l’altro visitò il 2 agosto scorso con tutt’altri obiettivi. «Non potevo credere ai miei occhi - commenta il ricercatore - si trattava della lettera che tutti hanno cercato per oltre due secoli e non si nascondeva in un posto sperduto, ma proprio nella Royal Society Library». La missiva considerata perduta è stata scoperta proprio da questo studioso nella biblioteca della Royal Society.
La scappatella dell’evoluzione: sesso tra i Sapiens e i Neanderthal
Articolo di Giorgio Manzi (Fatto 22.9.18) “Giorgio Manzi racconta l’incontro tra due specie differenti nel tardo Pleistocene: “Tutte le popolazioni, tranne quelle africane, ne portano ancora oggi le tracce”
La scappatella dell’evoluzione: sesso tra i Sapiens e i Neanderthal
“”Ormai è sulla bocca di tutti: qualche scappatella c’è stata. Anzi, più di qualcuna. Parliamo di eventi preistorici che iniziamo ormai a conoscere talmente bene da poterli quasi considerare “storia”. Ci riferiamo a incontri sessuali di un tempo remoto, a incroci genetici e ibridi fertili, dei quali molti di noi portano ancora le tracce nei propri cromosomi. Ma vediamo meglio. Cominciamo col dire che nel tardo Pleistocene, i Neanderthal – cioè le popolazioni della specie estinta Homo neanderthalensis – occupavano tutta l’Europa e parte dell’Asia. In quello stesso periodo, la nostra specie (Homo sapiens) era comparsa in Africa e si andava diffondendo anche fuori da quel continente. Quando le due specie entrarono in competizione ecologica per gli stessi spazi, in Asia occidentale e poi in Europa, i Neanderthal erano già duramente colpiti dagli effetti dell’ultima glaciazione e accusarono la presenza dei nuovi venuti.
Licenza di estinguere? La genetica sfida l’etica
Articolo di Telmo Pievani (Corriere 9.9.18)
“”Gli abitanti di Floreana sono un collettivo autogestito in mezzo all’oceano. Da gennaio 2018 proteggono fieramente la biodiversità della loro isola insieme agli scienziati, perché hanno capito che le bellezze naturali possono contribuire allo sviluppo economico di una comunità. Adesso però devono affrontare un dilemma piuttosto crudo: come sterminare asini, capre e ratti per salvare iguane, fringuelli e testuggini? Floreana, come il resto delle Galápagos, è un esperimento evolutivo a cielo aperto: un ecosistema equatoriale unico e isolato, disabitato fino al 1535 e poi invaso da decine di specie aliene portate da coloni e avventurieri. Charles Darwin la visitò nel settembre del 1835 e si accorse che già allora c’erano le bestie sbagliate nel posto sbagliato: «Nei boschi ci sono molti maiali e capre selvatici», annotò. E aggiunse: «Gli animali non temono l’uomo…».
Benvenuti nel mondo dei quanti “Prima e dopo qui non esistono”
Articolo di Elena Dusi (Repubblica 5.9.18)
“”Giulio Chiribella, 38 anni, insegna a Oxford e Hong Kong Nel 2009 l’intuizione: causa ed effetto possono scambiarsi i ruoli. E ora arriva la conferma da uno studio australiano G iulio Chiribella fa ricerca contemporaneamente alle università di Oxford e Hong Kong e non è un caso che la sua disciplina sia la meccanica quantistica. Nel 2009, a 29 anni, ha aggiunto un tassello al principio secondo cui nel mondo dei quanti una particella può trovarsi in due luoghi. La particella può raggiungere una regione B prima della regione A e, contemporaneamente, la regione A prima di quella B. Alla dimostrazione Chiribella è arrivato con Mauro D’Ariano e Paolo Perinotti dell’università di Pavia, dove ha studiato fisica. Oggi l’idea è stata confermata con un test a base di fotoni da un team australiano. Si è guadagnata il nome di dilemma dell’uovo e della gallina in salsa quantistica.
« Prima e dopo, causa ed effetto possono scambiarsi i ruoli » dice Chiribella. « La meccanica quantistica è così, controintuitiva ma non complicata. Sembra un trucco di magia. A pensarci bene però è un modo diverso di pensare: come passare dall’idea di verità a quella di probabilità».
Il Genoma non mente mai: la nostra salute e’ legata agli altri
Articolo di Nicla Panciera (Stampa 4.9.18)
""La ricerca scientifica, e in particolare quella in ambito biomedico, è sempre più complessa e i suoi risultati, ormai, si susseguono a ritmo sempre più accelerato, producendo nuove evidenze che hanno un pesante impatto sulla vita dei singoli e della società. «La complessità del nostro sistema di conoscenze è analitica e gerarchica, riguarda chi pratica la ricerca, ma le ricadute sulla quotidianità sono immediate», spiega Carlo Alberto Redi, genetista, professore di zoologia all’Università di Pavia e accademico dei Lincei, intervenuto al Festival della Mente di Sarzana, in un dialogo condotto con Manuela Monti, ricercatrice dell’Irccs-San Matteo di Pavia. La combinazione tra la crescente sofisticazione delle informazioni scientifiche e la velocità con la quale si susseguono sta creando un abisso tra ciò che si sa e le decisioni sul da farsi che ne dovrebbero conseguire. Un vero e proprio abisso «da colmare, fornendo a tutti quanti gli strumenti concettuali necessari per capire gli avanzamenti della ricerca biologica. Stiamo parlando del corpo e ciò richiede che l’individuo dica la sua e decida in prima persona».
1922- 2018 – Cavalli-Sforza, il signore dei geni
Articolo di Telmo Pievani (Corriere 2.9.18) “Dal sesso dei batteri al Dna dell’umanità, addio al pioniere che si fece maestro”
“”Oggi tantissimi ricercatori in tutto il mondo lavorano all’ombra delle sue intuizioni. Nessuno meglio di Luigi Luca Cavalli-Sforza, il grande genetista spentosi all’età di 96 anni a Villa Buzzati di Belluno, ha incarnato la figura del pioniere, di colui che inaugura campi di studio prima inesplorati. Forse anche perché era alto, elegante e carismatico, ora che non c’è più viene da pensare ai giganti della scienza e a noi nani che guardiamo lontano arrampicandoci sulle loro spalle. Dopo gli studi di Medicina a Torino e a Pavia negli anni delle leggi razziali e poi della guerra, Cavalli-Sforza dal 1942 fu introdotto allo studio della genetica del moscerino della frutta da un maestro del calibro di Adriano Buzzati Traverso, fratello dello scrittore Dino. Fu Buzzati Traverso a suggerirgli di aggiungere come secondo nome Luca, con cui tutti lo chiamavamo. Il legame di una vita con la famiglia Buzzati sarà sancito dal suo matrimonio con una nipote dei Buzzati, Alba Ramazzotti, che lo seguirà per tutta la sua carriera e gli darà quattro figli.
Renzo Piano “Genova e’ fragile ma nessuno la cura”
Intervista a Renzo Piano di Francesco Merlo (Repubblica 15.8.18)
“”Renzo Piano era a Ginevra, a lavorare a un progetto per il Cern, quando hanno interrotto la riunione e gli hanno detto che a Genova era crollato il ponte Morandi: «Al di là del legame sentimentale con Genova ho provato una grande sofferenza, di quelle che arrivano all’improvviso e ti sconvolgono. A me prendono allo stomaco. Ho pensato subito alle vittime, e solo dopo alla mia città ferita, a Genova e alle sue catastrofi. Ho immaginato quella gente che passava di là a metà agosto, i camion e i furgoncini per lavoro, gli altri per vacanza, le famiglie allegre e innocenti, ho pensato agli occhi che, quando si passa su un ponte, sono ancora più aperti, perché c’è l’alto e c’è il basso, c’è la sospensione nel mezzo cielo». E invece proprio il ponte, che accorcia le distanze, dà ordine e bellezza al paesaggio e mette allegria, è crollato di botto.
Confini e Conflitti. L’unica nazione e’ l’umanita’
Articolo di Carlo Rovelli (Corriere 31.7.18) “Il patriottismo è un prodotto culturale che può diventare un pericoloso veleno se portato all’esasperazione. Bisogna opporsi a chi usa le identità particolari per alimentare i conflitti”
“”La Gran Bretagna è un vecchio Paese. Il mio Paese, l’Italia, è giovane. Entrambi sono orgogliosi del loro passato. Entrambi sono contrassegnati da marcati caratteri nazionali: è facile identificare gli italiani o gli inglesi, tra la folla di un aeroporto internazionale. Riconosco facilmente l’italiano in me: non riesco a dire nulla senza agitare le mani, ci sono antiche pietre romane nelle cantine della mia casa a Verona, e gli eroi nella mia scuola erano Leonardo e Michelangelo ...
Eppure questa identità nazionale è solo uno strato sottile, uno tra tanti altri, assai più importanti. Dante ha segnato la mia educazione, ma ancora più lo hanno fatto Shakespeare e Dostoevskij. Sono nato nella bigotta Verona, e andare a studiare nella libertina Bologna è stato uno shock culturale. Sono cresciuto all’interno di una determinata classe sociale, e condivido abitudini e preoccupazioni con le persone di questa classe in tutto il pianeta più che con i miei connazionali.
“Cosi’ ho aperto a tutti l’universo”
Intervista a Paolo Giommi di Elena Dusi (Repubblica 18.7.18)
Paolo Giommi guida Open Universe: le scoperte sul cosmo spiegate al pubblico “Ma è un servizio utile anche ai ricercatori. Lo dimostra il neutrino appena catturato” P rima stella a destra, poi avanti per 4,5 miliardi di anni luce, fino a incontrare il buco nero Txs 0506+056. A guidare gli astrofisici verso il punto d’origine del neutrino catturato in Antartide la settimana scorsa è stata una mappa dell’universo assai peculiare. “Open Universe” è una banca dati che parla di astronomia, ma anche di pace, di scienza, di libero accesso ai frutti della ricerca e di conoscenza estesa a tutti i cittadini. Non a caso, questo portale ( ancora in via di completamento) ospitato dal sito dell’Agenzia spaziale italiana è nato con il timbro dell’Onu. In particolare del Comitato per l’uso pacifico dello spazio, che a giugno ha festeggiato i 50 anni dalla prima conferenza. Capo del progetto Open Universe è Paolo Giommi, astrofisico dell’Asi che ha guidato lo Science data center e la sezione Relazioni internazionali e collabora con il network di astrofisica IcraNet. Giommi, 66 anni, è uno degli scienziati italiani più citati nella letteratura.
Perché questa iniziativa? L’universo non è abbastanza aperto già di per sè?
« Ogni anno spendiamo 15 miliardi per osservare l’universo. Sono soldi pagati dai cittadini, ma a goderne è solo una comunità di esperti di poche migliaia di persone: l’equivalente di una piccola cittadina. Questo è sbagliato dal punto di vista etico e da quello scientifico. La scoperta del neutrino proveniente dal blazar Txs 0506+ 056 lo dimostra. Grazie a Open Universe abbiamo messo insieme i dati di tanti strumenti diversi per orientarci nella zona di cielo da dove sembrava provenire la particella».
Da dove nasce il problema?
Ai tempi della fisica quantistica che bisogno c’e’ di un Assoluto?
Articolo di Marco Filoni (Stampa 16.6.18) “Per la prima volta in italiano il testo sul “determinismo” che Kojève scrisse negli Anni 30 un geniale tuffo ermeneutico nell’universo paradossale teorizzato dalla scienza moderna”
“”Il destino dei filosofi è spesso segnato: studio, libri, una pensosa solitudine. Vite di un’umile classicità conferita dal tempo. E poi ci sono le illustri eccezioni: esistenze svolazzanti e sinuose, sottratte dal dominio del normale. Come nel caso di Alexandre Kojève. La sua fu una vita in quattro atti. Il primo, a Mosca, dove era nato nel 1902 da una ricca famiglia di commercianti (era nipote del pittore Kandinskji), e da dove fuggì dopo la Rivoluzione bolscevica perché altrimenti sarebbe stato fucilato almeno tre volte – e ci andò vicino, a soli quindici anni, sorpreso a vendere bigiotteria al mercato nero: rischiava il plotone d’esecuzione, ma fu liberato dopo una notte in cella soltanto perché lo zio era il medico personale di Lenin. Secondo atto: la Germania, dove studiò a Berlino e a Heidelberg, addottorandosi con Karl Jaspers. Poi Parigi, il terzo atto: qui negli anni Trenta diede una lettura vertiginosamente faziosa – e altrettanto geniale – di Hegel, salendo sul trono di «maestro» per un’intera generazione di intellettuali (da Queneau a Bataille, da Lacan a Raymond Aron, e poi Merleau-Ponty, Roger Caillois, Henry Corbin, Hannah Arendt e molti altri ancora). Infine l’atto finale: dopo la guerra, quando tutti si aspettavano di vederlo tornare in cattedra, lui con nonchalance andò a fare l’alto funzionario del Ministero per gli Affari Esteri francese, dove passò felicemente gli ultimi vent’anni della sua vita fra l’élite della diplomazia mondiale e dell’alta finanza – che, secondo lui, avevano sostituito la vecchia aristocrazia.