Iniziativa Laica I laici tendono a difendersi, e' ora di attaccare !

7mag/18Off

Prof di religione all’esame: a rischio i calendari

Articolo di Vds (Fatto 6.5.18) "Scuola media - I docenti obbligati a essere in commissione. I presidi: “Gli spostamenti obbligatori creeranno ritardi”

""Prevedere il caos è molto facile, anzi quasi una certezza: da quest’anno è d’obbligo che i professori di religione siano presenti all’esame finale di terza media. Un obbligo che però sta creando moltissimi problemi ai dirigenti scolastici e agli insegnanti, ma anche a genitori e studenti. Complicatissimo organizzare il calendario delle prove.
Il motivo è semplice: ogni docente di religione ha solo un’ora di lezione per classe. Questo significa che per completare le ore previste dal suo contratto, insegna in ben più di una classe. Così, gestire la sua presenza in ogni seduta d’esame rischia di prolungare i tempi e di far slittare le prove oltre il 30 giugno. Inutilmente.
Il punto: fino all’anno scorso, nelle commissioni d’esame dovevano esserci gli insegnanti delle materie d’esame. Il docente di religione partecipava solo allo scrutinio finale. Da quest’anno, invece, la commissione d’esame dovrà essere formata da tutti i docenti del consiglio di classe inclusi quelli di religione o della materia alternativa.

4mag/18Off

Scuola, insegnanti di religione agli esami di terza media: e’ protesta

Articolo di Ilaria Venturi (Repubblica.it 4.5.18) “A giugno le nuove prove prevedono la presenza di tutti i docenti della classe. Lettera di 14 associazioni di genitori e docenti al Miur: "Norma incongruente, da abolire"

“”Sorpresa, anche l'insegnante di religione sarà presente nelle commissioni del nuovo esame di terza media che a giugno vedrà impegnati 574mila alunni. Ed è polemica. Quattordici associazioni di genitori e docenti chiedono chiarimenti urgenti al Miur per arrivare ad abolire la novità. E alzano il tiro: "Denunciare l'incongruenza di tale nuova norma diventa un'occasione per riproporre la necessità di rivedere l'intera normativa sull'insegnamento della religione cattolica e di riproporne la collocazione fuori dell'orario ordinario delle lezioni". Insomma, una piccola norma inserita nel decreto legislativo n. 62/2017 in materia di valutazione e di esame infiamma gli animi e rischia di scatenare una nuova guerra sulla religione a scuola. Tra l'altro la novità, contestata anche dalla Cgil-Scuola e dall'associazione nazionale presidi, che ha parlato di "rilevanti difficoltà organizzative", sembra poco apprezzata - si legge nei commenti in Rete - anche dagli stessi interessati.

30apr/18Off

Baviera. Non piace a Marx (il vescovo) il crocefisso in uffici pubblici

Articolo di Roberto Brunelli (Repubblica 30.4.18)

""Parole inequivocabili, quelle di Marx. Il suo è un “no” forte e vibrante al crocefisso appeso d’obbligo negli uffici pubblici: «Non spetta allo Stato spiegare quale sia il significato della croce», tuona. Solo che non è di Karl Marx, l’autore del Capitale, che stiamo parlando, ma di Reinhard Marx, arcivescovo e cardinale nonché presidente della Conferenza episcopale tedesca. Che in un’intervista alla Süddeutsche Zeitung ha frontalmente attaccato il governatore della Baviera Markus Söder, il cui gabinetto martedì scorso ha varato una direttiva per cui in ogni locale pubblico del Land dovrà essere appeso il simbolo della cristianità. Iniziativa che ha scatenato, in un paese a forte impronta laica come la Germania, un dibattito furioso che è andato ben oltre i confini della Baviera: i Verdi e la Linke definiscono di natura «populista e anticostituzionale» la sortita del cristiano-sociale Söder, mentre i liberali di Christian Lindner non esitano a parlare di «profanazione della croce». Pure diversi importanti esponenti della Chiesa bavarese reagiscono con nervosismo: «La croce non è mica il logo di una campagna elettorale». I sondaggi non aiutano: secondo un rilevamento dell’istituto Emnid per la Bild, è contrario all’affissione del crocefisso il 64% dei tedeschi.

13gen/18Off

Il caso Orlandi Emanuela e le verita’ negate “ Il Vaticano apra gli archivi”

Articolo di Emiliano Fittipaldi (Repubblica 13.1.17) “La ragazza scomparsa nel 1983 oggi avrebbe 50 anni. Lo Stato ha chiuso l’inchiesta ma la famiglia non si arrende

“”Emanuela Orlandi, fosse viva, domani festeggerebbe il suo compleanno. Cinquant’anni tondi tondi. La ragazzina che amava Gino Paoli è nata mezzo secolo fa, all’inizio dell’anno delle rivolte studentesche. Trentaquattro anni e mezzo, invece, sono passati dall’ultima volta che Emanuela è stata vista uscire di casa, sorridente e con il flauto a tracolla, mentre cercava invano di scroccare un passaggio in moto dal fratello per andare alla scuola di musica. Era un pomeriggio della caldissima estate del 1983. «È trascorso tanto tempo, ma sembra ieri», dice Pietro, che ha voluto realizzare, con Sky, un documentario sulla sparizione della sorella minore. «Ho deciso di farlo perché lei è diventata il simbolo delle persone scomparse. E delle famiglie che vivono nel silenzio il loro dramma».

22dic/17Off

L’Italia smarrisce il senso del sacro e si riduce il numero dei cattolici

Articolo di Daniele Marini (Stampa 22.12.17) “I risultati della ricerca condotta da “Community Media Research” per “La Stampa” In 20 anni è aumentato soltanto il numero di coloro che non si riconoscono in nessuna fede”

“”Le festività natalizie fanno scattare, nel discorso mediatico, un meccanismo consolidato: come andranno le spese delle famiglie in regali, cibo e vacanze? Come andranno i consumi? Non solo a causa delle difficoltà di quest’ultimo decennio il Natale è annoverato fra gli indicatori dell’andamento dell’economia. La dimensione religiosa della ricorrenza, e non sempre, si declina nell’intimità familiari, nel privato o confinato alle comunità dei credenti. Eppure, la rieligiosità, così come l’ideologia politica, costituiva un universo di valori per le persone. Un insieme di norme che contribuiva a guidare l’azione dei singoli. Permetteva la costruzione di un senso comune. Offriva un obiettivo condiviso per la costruzione della società e del suo futuro. Religiosità e ideologie erano le narrazioni delle comunità che (e di come) si sarebbero dovute costruire. L’uso dei verbi al passato non è casuale. Perché tali pilastri hanno perso la loro valenza.

7dic/17Off

Aboliamo il Concordato

Articolo di Maria Mantello (micromega 5.12.17)

""Retaggio del fascismo, il Concordato continua a essere la palla di piombo che pesa sullo Stato italiano in un eccellente paradosso di soggezione consenziente. Il Concordato, infatti, legittima il Vaticano a esercitare una sovranità indiretta sugli organi istituzionali della Repubblica e a propagare su essa un illimitato potere di controllo politico-sociale, per giunta ricevendo anche lauti finanziamenti per questi privilegi. In origine nella Chiesa c’era lo scandalo del Discorso della Montagna. Oggi lo scandalo è la montagna di miliardi, che il Vaticano accumula con i finanziamenti prelevati dalle imposte degli italiani, con quelli per l’istruzione cattolica, con le esenzioni dal pagamento di consumi energetici e smaltimento rifiuti, con la dispensa da imposte e tasse sulla miriade delle sue redditizie attività commerciali: miliardi non pagati sull’imprenditoria turistica (si pensi solo all’Opera pellegrinaggi), sugli immobili di proprietà ecclesiastica adibiti a scopi commerciali, come ex-conventi ed ex collegi trasformati in case di cura, centri sportivi, case di riposo, residenze, pensionati... nonché in lussuosissimi alberghi a più stelle. E sono solo alcuni esempi! Eppure il Vaticano non è certo povero come il Vangelo a cui si ispira vorrebbe. Tralasciando lo Ior e i suoi affari internazionali, solo sul territorio della Repubblica italiana possiede un immenso patrimonio immobiliare che costituisce il 20% di quello dell’intera nostra Nazione. Si pensi ad esempio, che solo la Congregazione di Propaganda Fide (ex Sant’uffizio) a Roma possiede ben 725 fabbricati con circa 2000 uffici e appartamenti per un valore commerciale stimato in 9 miliardi di euro. Eppure l’Italia grazie al Concordato continua a essere – la più grande benefattrice del Vaticano, anche nel compiacerlo nei confessionali dictat su famiglia, sessualità, riproduzione, testamento biologico, diritti civili... e tanto altro ancora.

10ott/17Off

“La violenza e’ il peccato originale della religione”

Intervista al sociologo José Casanova di Giancarlo Bosetti (Repubblica 10.10.17) in margine al ciclo d'incontri a Trento «Le religioni all’uscita della violenza, tra testi e teorie» ""Ecco perché ogni credo alterna ciclicamente pace e ferocia"

""I testi sacri delle grandi religioni grondano sangue da millenni. È un luogo comune, che è vero. Ma l’ispirazione violenta viene spesso abbandonata, a volte invece tragicamente sfruttata. La domanda interessante è come e perché questo accade. La giriamo a José Casanova, spagnolo di Saragozza, ma insediato a Washington (Georgetown University), uno dei maggiori studiosi nel mondo di sociologia della religione, tradotto ovunque (in italiano è noto il suo “Oltre la secolarizzazione”, Il Mulino, 2000). L’intossicazione originaria non è incurabile, dice, le fasi violente si presentano a cicli. I siti web di ogni parte  catalogano con faziosità contabile la violenza “degli altri”: mani mozzate e uccisioni di infedeli invocate nel Corano o stermini realizzati o propiziati dal Dio della Bibbia e poi le teste tagliate delle scritture induiste, il Tridente di Shiva. Nessuna religione è innocente.
«La violenza è nelle origini della società, con Durkheim possiamo dire nel sacro sociale, più che nella religione in sé. E questo non c’è dubbio si riflette nelle Scritture, ma nel tempo le cose cambiano. Nella Bibbia per esempio è necessario distinguere tra i testi precedenti all’esilio babilonese e quelli successivi. Il Dio di Israele sacralizza la violenza contro gli altri popoli, era un Dio monolatrico, non monoteista, un Dio di Israele non di tutta l’umanità. Dopo l’esilio a Babilonia, in quella che chiamiamo l’età assiale (Casanova usa l’espressione di Jaspers per indicare l’epoca tra Ottavo e Terzo secolo a.C., n. d. r.), i profeti non sacralizzano più la violenza, al contrario, il Dio della storia usa l’Impero romano per punire il suo popolo».
Questo vale per tutte le religioni?

9ott/17Off

L’esorcismo di massa contro i migranti islamici

Articolo di Andrea Tarquini (Repubblica 9.10.17) "Polonia, un milione di fedeli ai confini con il rosario in mano Quattromila aree di preghiera: “Così combattiamo il Male”

""Oltre un milione di fedeli, anziani e giovani, gente di campagna e abitanti delle grandi città, si sono riuniti in preghiera questo sabato col rosario lungo tutti i tremilacinquecento chilometri dei confini della Polonia. «Preghiamo per la pace, e per salvare la Patria e il resto d’Europa dalla secolarizzazione e soprattutto dall’islamizzazione », hanno detto. E questo nel giorno della vergine del Rosario, ma soprattutto nella ricorrenza dell’anniversario della battaglia navale di Lepanto, dove nel 1571 «la flotta cattolica sconfisse la ben più potente flotta musulmana ». Il più grande e importante Paese del centroest, membro di Ue e Nato, è stato teatro della più massiccia mobilitazione contro l’immigrazione in Europa di Paesi non cristiani, sebbene la Polonia sia fuori dalle rotte della grande migrazione, non ospiti migranti musulmani e rifiuti ogni ricollocamento Ue. Oltre trecentoventi chiese sabato erano stracolme di partecipanti all’iniziativa, svoltasi in almeno quattromila “zone di preghiera” lungo la frontiera. Persino allo “Chopin international”, il maggior aeroporto di Varsavia, la folla era tanta che la cappella dell’aerostazione non è bastata ad accoglierla. Al largo di Danzica pescherecci e piccoli yacht hanno formato corone unendosi all’azione. «Il rosario è un’arma potente contro il Male», ha detto padre Pawel Rytel-Andrianik, portavoce della Conferenza episcopale polacca, che ha organizzato l’enorme raduno nazionale, il maggiore evento cattolico in Polonia dalle Giornate mondiali della gioventù.

9set/17Off

Anche il Papa ha i sovranisti in casa

Articolo di Iacopo Scaramuzzi (pagina99 (9.9.17 ) "Dissidi | Famiglia, liturgia, aborto. Dagli Stati Uniti al Vaticano si sono intensificati gli attacchi a Bergoglio, che ha risposto con il pugno di ferro. Ma lo scontro evidenzia in realtà una frizione di fondo nel mondo cattolico. Che il Pontefice ha deciso di affrontare apertamente"

""Il sisma dell’addio di Steve Bannon è stato registrato immediatamente dai sismografi del Vaticano. Lo stratega in capo di Donald Trump, vicino al mondo della alt-right, è legato al cattolicesimo più ostile a Jorge Mario Bergoglio. Ben prima di entrare alla Casa Bianca, nel 2014, aveva esposto la sua visione del mondo in collegamento Skype con l’istituto ultraconservatore Dignitatis Humanae in Vaticano. L’incompatibilità era così palese che quando Trump ha fatto visita al Papa, a maggio scorso, Bannon ha lasciato il seguito presidenziale prima della tappa romana. E a poche settimane dalle sue dimissioni, sull’onda delle polemiche che ad agosto hanno investito Trump per il revival razzista di Charlottesville, dall’entourage papale era partita un’irrituale bordata. In un articolo di luglio il direttore de La Civiltà cattolica, il gesuita Antonio Spadaro, e il direttore dell’edizione argentina dell’Osservatore Romano, il protestante Marcelo Figueroa, hanno denunciato la strana alleanza tra «fondamentalisti evangelicali e cattolici integralisti».

17ago/17Off

India, un’indipendenza imperfetta che dura da 70 anni

Articolo di Matteo Miavaldi (manifesto 15.8.17) "India. Il 15 agosto 1947 l’India proclama la propria indipendenza, puntando su premesse pluraliste e inclusive. Oggi il paese convive con eccellenze high-tech e intolleranza hindu"

""NEW DELHI. Lo scorso 15 agosto l’India repubblicana e indipendente ha compiuto 70 anni. Sette decenni, nell’unità di misura degli stati-nazione, sono un’inezia, eppure esigono un bilancio netto, quanto più obiettivo possibile. Se non addirittura elegiaco: le feste è sempre meglio celebrarle che guastarle.
IL CAMMINO DELL’INDIA nella Storia inizia con uno dei traumi più profondi del secolo scorso, una genesi per amputazione che dai territori liberati dal giogo della corona britannica avrebbe ricavato due stati autonomi, pensati male e disegnati peggio. Un’India centrale «per gli hindu» e un Pakistan «per i musulmani» diviso in due; quello Orientale, nel 1971, avrebbe combattuto per un’ulteriore indipendenza, diventando Bangladesh.
Mesi prima e dopo la Partition, che coincide con le indipendenze di Pakistan e India, celebrate rispettivamente il 14 e il 15 agosto, le violenze tra la comunità musulmana e quella hindu lasciarono sul campo tra gli uno e i tre milioni di morti e almeno 15 milioni di sfollati in cerca di sicurezza al di qua o al di là di confini incerti, ufficialmente annunciati dal giudice inglese Cyril Radcliffe solo il 17 agosto 1947; due giorni dopo le indipendenze. La storiografia post-coloniale ha ormai provato in modo puntuale e cristallino le responsabilità britanniche del disastro umanitario, raccontando un impero in declino deciso ad abbandonare il subcontinente in fretta e furia per evitare di trovarsi in mezzo a una guerra civile tra hindu e musulmani. Tanto che l’ultimo viceré britannico, Louis Mountbatten, anticipò la Brexit subcontinentale di dieci mesi rispetto alla tabella di marcia concordata con le parti, aggiungendo caos al caos.