Proporzionali per vocazione
Articolo di Michele Serra (Repubblica 18.9.19)
“”C’era un gran bisogno di un partito liberal-democratico, in Italia. I repubblicani sono spariti secoli fa insieme a La Malfa e Visentini, i radicali sono troppo pochi e troppo romani (ci scusi la piemontese Bonino), i socialisti di Loris Fortuna e di Craxi hanno potuto reggere quella parte fino a che Mani Pulite non li ha decapitati. Ora ci prova Renzi, in grave ritardo sulle intenzioni ma pazienza: l’importante è avere chiarito, una volta per tutte, che siamo un popolo troppo rissoso, troppo fazioso per permetterci un solo grande partito democratico con una componente socialista, una cristiano sociale e una liberal, più tutte le varianti del caso. Non ce la si fa proprio, nessuno è disposto a fare la corrente di opposizione pur rimanendo parte integrante del partito, come fecero gli Ingrao e gli Amendola, che pure erano dei giganti (ma era un gigante anche il partito che li conteneva…).
Un guaio l’intellettuale senza ironia
Articolo di Aldo Grasso (Corriere 19.5.19) “Padiglione Italia. Chiara Giannini: bastava leggerla per farsi quattro risate”
“”L’ironia è un fiore che non può sbocciare nella rabbia e nello sdegno. Bastava leggerla, l’agiografia che Chiara Giannini ha scritto su Matteo Salvini per i tipi (i tipacci) di Altaforte, la casa editrice vicina a CasaPound. Al Salone del Libro, bastava leggerla per farsi quattro risate per la goffaggine con cui viene dipinto il Truce.
Salvini Stivalato: «È l’uomo più desiderato dalle donne dello Stivale, anche, di nascosto, da quelle di sinistra, malgrado non abbia propriamente la faccia del latin lover. C’è chi pagherebbe oro per vederlo nella quotidianità della vita privata o solo per prenderci un caffè».
Alla paura dell’Islam ci pensa Capitan Mitra
Articolo di Antonio Padellaro (Fatto 24.4.19)
“”Non sappiamo se Luca Morisi, il disinvolto uomo social di Matteo Salvini, nel postare la foto del capo col mitra si sia ricordato che Mussolini, come disse qualcuno, era riuscito a conquistare gli italiani entrando nelle loro teste. Detto che chi scrive non crede per nulla che il vicepremier sia la reincarnazione del duce (gli piacerebbe!), solo unendo i classici puntini il messaggio pasquale agli italiani di Luca e Matteo si rivelerà in tutta la sua efficacia, consapevole o subliminale fate voi.
Primo: la carneficina di cristiani nello Sri Lanka. Chi è il leader di partito che non ha mai smesso di collegare, anzi di far coincidere, immigrazione clandestina e terrorismo?
Il mio ministro e’ uomo saggio…
Articolo di Ascanio Celestini (manifesto 23.4.19)
“”Il ministro dell’Interno del mio paese indossa la divisa. Non tutta insieme. Una giacca, un caschetto. Se la mette quando fa i comizi o le passeggiate tra la folla. Qualcuno per lui dice «preparate i telefonini». Lui comunica attraverso la sua pagina Facebook. In quello spazio parla direttamente agli italiani e in molti lo seguono. Ha più di tre milioni e mezzo di follower. Un politico che comunica come il mio compagno di calcetto entra nella mia vita come se fosse un amico. In una foto che ha postato recentemente lo si vede con una t-shirt nera con su stampata una scritta a caratteri enormi: LA DIFESA È SEMPRE LEGITTIMA.
Dentro il Senato smarrito
Articolo di Fabrizio Roncone (Corriere 22.12.18) “Bonino in lacrime. E Napolitano: «Parlamento umiliato». La senatrice: non avete il senso delle istituzioni”
Prima impressione entrando nel salone Garibaldi, il transatlantico di Palazzo Madama: si è messa male, malissimo. Nessuna traccia del maxiemendamento, e sono già le cinque del pomeriggio. Seduta sospesa, buvette affollata (visto un grillino piuttosto famoso spararsi tre prosecchi uno dietro l’altro: le mani nel vassoietto delle noccioline, le guance rosse, una pena). Dalla buvette, sobrio, esce il senatore forzista Maurizio Gasparri.
«Le piace?». Cosa? «La mia cravatta. È il primo regalo di Natale che ho ricevuto. È la cravatta numero 516».
Le conta? «Certo che le conto. Le colleziono… Ma perché, scusi, mi guarda così?».
C’è un’atmosfera surreale.
«No, non c’è niente di surreale. C’è, piuttosto, un governo un po’ arrogante e un po’ incapace».
Lei dice che… «Io dico che prima calpestano il Parlamento, la democrazia. E poi ci lasciano qui, inermi, ad aspettare un testo sul quale, com’è chiaro, Di Maio e Salvini stanno ancora litigando furiosamente».
Capolavori. Un viaggio all’inferno con la plebe di Belli
Articolo di Alberto Asor Rosa (Repubblica 5.11.18)
“”Riuniti in quattro volumi gli oltre duemila sonetti del grande poeta romano. La cui opera molti assimilano alla "Commedia" dantesca. Capita talvolta di veder usare dal critico-recensore il termine «monumentale» a proposito di questa o quella impresa libraria. Non credo, però, che questo sia mai stato così adeguato all’oggetto come nel caso che da qui in poi tenterò di descrivere: una «monumentale», appunto, edizione de I sonetti di Giuseppe Gioachino Belli, critica e commentata, a cura di Pietro Gibellini, Lucio Felici, Edoardo Ripari, in quattro giganteschi volumi (nella collana dei «Millenni» Einaudi ). Le dimensioni della pubblicazione sono del resto adeguate a quella dell’opera: si tratta di ben 2.279 sonetti, per complessivi 32.208 versi, più del doppio della Commedia di Dante: opera, del resto, alla quale quella del Belli è stata più volte accostata, assumendo talvolta il titolo, surrettizio, ma non inappropriato, di Commedione.
Un ironico manuale di pratiche
Recensione di Alessandro Giammei (manifesto 31.10.18) “A proposito di ,Istruzioni per diventare fascisti’, appena pubblicato da Michela Murgia da Einaudi’
“”Se Michela Murgia fosse un uomo, si direbbe che è il più sicuro, il più straordinariamente proficuo erede di Pier Paolo Pasolini. Un autore ircocervo perché al contempo fine letterato e fenomeno mediatico, un localista estremo ed estremista internazionalista, un gramsciano capace di vedere il colonialismo sulla soglia più prossima, cattolico e radicale in eguale eretica misura e galvanizzato dalla perturbante libidine della pedagogia. Invece,per fortuna, questa premiata narratrice d’incanto, mariologa pop, attrice teatrale, impavida stroncatrice virale e amichevole voce di podcast, questa politica militante ed ex-amministratrice di centrali termoelettriche seguìta da oltre duecentomila persone sui social è una donna, ed è pure simpatica. È forse anche per questo che piace a tanta gente che si crede di sinistra, quando al contrario la dovrebbero (la dovremmo) temere.
Fontana, il crociato che “uccide” il voto Cinque stelle
Articolo di Andrea Scanzi (Fatto 7.8.18)
“”Ogni volta che Lorenzo Fontana parla, un elettore del Movimento 5 Stelle muore, o – come minimo – si chiede com’è stato possibile finire al governo con accanto un tizio così. Trentotto anni anche se ne dimostra forse 83, Fontana è nato a Verona. A guardarlo, si capisce subito come l’uomo mangi pane e volpe a colazione: ha sempre lo sguardo di uno che ha letto la biografia di Paperoga, senza però capirne appieno gli snodi. Leghista della prima ora e vicinissimo a Salvini, era già vicesegretario del Movimento Giovani Padani a 22 anni. Consigliere comunale a Verona, eurodeputato nel 2009 e 2014. Nel 2016 è vicesegretario federale della Lega Nord con Giancarlo Giorgetti. L’anno dopo è vicesindaco a Verona. Poi, nel 2018, Salvini lo vuole in Parlamento. Ed è subito leggenda: prima vicepresidente alla Camera e poi Ministro per la famiglia e disabilità, dove ne combina subito più di Bertoldo. L’informazione che detesta il Salvimaio, cioè quasi tutta, lo cerca come nel 2013 inseguiva gli “sciroccati” eletti coi grillini.
Guai ai vincitori
Articolo di Marco Travaglio (Fatto 29.4.18)
""L’altra sera, a Otto e mezzo, mi è capitata una cosa tanto rara quanto inaspettata: ho imparato qualcosa da un politico. Nella fattispecie, dal presidente del Pd Matteo Orfini. Più lo sentivo parlare e più capivo perché l’unico governo possibile dopo il 4 marzo, quello fra 5Stelle e Pd (l’altro, quello 5Stelle-Lega, è impraticabile per l’indissolubilità del matrimonio fra B. & Salvini), probabilmente non nascerà mai. Almeno finché il Pd resterà quello che è: perché i suoi dirigenti non hanno ancora capito quel che è accaduto il 4 marzo, anzi non si sono neppure posti il problema. Da quattro anni perdono rovinosamente tutte le elezioni – circoscrizionali, comunali, regionali, referendarie e politiche – e non si domandano mai il perché. O, casomai se lo chiedano, si rispondono che non è colpa loro, ma degli elettori che hanno sbagliato a votare. Dunque vanno severamente puniti, nella speranza che capiscano la lezione e la volta successiva imparino a votare meglio.
«Ironie sulla sinistra nel nostro film»
Articolo di Stefania Ulivi (Corriere 4.11.17) “Il Terzo Segreto di Satira, dal web al grande schermo con «Si muore tutti democristiani»”
“”Solo uno dei loro, Andrea Fadenti, è nato nello stesso anno del titolo del quotidiano Il manifesto che hanno preso in prestito per il loro lungometraggio d’esordio, passato ieri a Alice nella città per Panorama Italia. «Non moriremo democristiani» recitava a caratteri cubitali la prima pagina del giornale del 28 giugno 1983. E Si muore tutti democristiani risponde più di tre decenni dopo Il terzo segreto di Satira. Ovvero il collettivo milanese di videomaker — Davide Rossi (1988), Andrea Mazzarella (1986), Pietro Belfiore (1986), Davide Bonacina (1985) e appunto Andrea Fadenti —, insieme registi, sceneggiatori, montatori. «Meglio fare le cose pulite con i soldi sporchi, o cose sporche con i soldi puliti?», è il dubbio che guida i tre protagonisti, gli amici Stefano (Marco Ripoldi), Fabrizio (Massimiliano Liozzi) e Enrico (Walter Leonardi), creativi ricchi di sogni e ideali ma a corto di guadagni.