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21set/14Off

Tutto e’ falso per Adorno e Popper?

Articolo di Armando Massarenti (Sole 21.9.14)

""«Il tutto è falso», scriveva Theodor W. Adorno nel più lapidario aforisma dei suoi Minima moralia. E certamente Karl Popper, su un'asserzione così generale, e apparentemente anti-hegeliana, non gli avrebbe certo dato torto. Ma i due filosofi non potevano essere più diversi tra loro e in queste settimane i loro anniversari (il 45° e il 20° dalle loro morti) sono stati ricordati separatamente. Forse però un bell'esercizio potrebbe essere proprio quello di ricordarli insieme, per sottolinearne le affinità e le differenze. Soprattutto le differenze, così come emersero in un famoso dibattito su «La logica delle scienze sociali» che li vide protagonisti a Tubingen nel 1961, dove Popper fu presentato nelle vesti improbabili di un «positivista». D'altro canto è naturale che lo considerasse tale un filosofo come Adorno, i cui autori di riferimento – Hegel, Marx, Freud – sono quelli su cui Popper aveva appuntato le sue critiche più feroci. Da quella disputa emerse chiaramente che il pensiero critico, che è il vero sale di ogni impresa filosofica, può prendere strade assai diverse, persino opposte e inconciliabili. Popper, prima di spiegare come il suo approccio fallibilista potesse essere applicato, oltre che alle scienze esatte, a quelle sociali, enuncia due tesi generalissime e apparentemente opposte: 1) «noi sappiamo una quantità di cose» che ci consentono «una profonda penetrazione teorica e una sorprendentemente elevata comprensione del mondo». 2) «la nostra ignoranza è illimitata e tale da toglierci ogni illusione». Il fatto è che «proprio l'irresistibile progresso delle scienze naturali» ci spinge a «constatare la nostra ignoranza, anche e proprio nel campo delle scienze naturali». È grazie a esse però che «il sapere di non sapere» socratico ha assunto una forma nuova: «a ogni passo in avanti che facciamo, a ogni problema che risolviamo, non scopriamo solo problemi nuovi e insoluti, ma scopriamo anche che là dove credevamo di trovarci su un terreno stabile e sicuro, in realtà tutto è incerto e precario». Nasceranno sempre nuovi problemi e nuove domande, proprio grazie al progresso costante delle nostre conoscenze, che comunque saranno reali e tangibili. Per questo la ricerca non ha mai fine, e dovremo concentrarci su sempre nuove contraddizioni tra le nostre teorie e i fatti che esse vorrebbero spiegare. Su questo Adorno poteva ben convenire, ma certo non gli poteva bastare per fondare la francofortese «teoria critica della società». Non solo vi è contraddizione tra fatti e teorie, ma è la società stessa a essere costitutivamente contraddittoria. E lo è se la si studia nell'unico modo che egli considera possibile: a partire dalla sua «totalità». Ma non si era detto che «il tutto è falso»? Sì, ma il pensiero di Adorno è pervaso appunto da una profonda, dialettica, nostalgia per la totalità. Piuttosto che falso, direbbe invece Popper, il tutto non è falsificabile: si sottrae cioè, per definizione e per il suo valore essenzialmente metaforico, a quel sapere critico che si chiama semplicemente scienza.""

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