Missiva all’esorcista
Domenica 4 Febbraio nell'oratorio di una parrocchia del centro storico di Reggio Emilia si è tenuta una lezione sul tema «Se impari a conoscere il male, lo eviti. Per una corretta informazione sul maligno»; lezione tenuta da colui che è stato presentato come l'esorcista della Diocesi di Reggio Emilia.
All'evento è stata data ampia risonanza sia sui quotidiani locali e sia su rispettivi siti online, come si può vedere cliccando sui link sottostanti:
Reggio Emilia, il prete esorcista: "Ecco le trappole del diavolo" (Il Resto del Carlino)
Il Demonio esiste, ecco come vincerlo (Gazzetta di Reggio)
Il nostro iscritto Gianni Benevelli interviene sull'evento inviando questa ....
MISSIVA ALL’ESORCISTA
Reverendo Macchioni, quando lessi del suo invito ai fedeli per intrattenerli nell’oratorio di San Pietro sul tema di «una corretta informazione sul maligno», la sorpresa fu tale che per poco non mi andò di traverso il caffè di mezza mattina che stavo sorseggiando.
Penso che il cattolicesimo sia sempre stato e sia tuttora bicefalo: c’è la “chiesa-istituzione”, quella del potere esercitato dalle gerarchie clericali, il cui operato nella storia (ci vado giù leggero) non sempre è stato conforme agli ideali evangelici; vi è poi la “Chiesa-popolo di Dio” dei credenti che anelano a Cristo, che vede nel Santo di Assisi la sua figura più fulgida e rappresentativa.
Tutti i preti esorcisti, esprimo un’opinione, non appartengono a questa Chiesa; li considero personaggi ambigui, troppo smaliziati per credere all’esistenza del demonio; ma troppo devoti nei confronti dell’istituzione cui appartengono per potere anche solo avanzare qualche perplessità riguardo a tale «verità di fede»; specie quando si sono ritagliati il ruolo, nella vita, di scrivere libri su come proprio lui, satanasso dispettoso, «opera e agisce».
«La fede interroga l’intelletto» era il motto di sant’Anselmo d’Aosta, il dottore della chiesa e filosofo di cui Ella, come sacerdote, probabilmente avrà sentito parlare. Egli sosteneva che la vera fede non può ridursi all’accettazione acritica di dogmatiche imposizioni calate dall’alto; ma che necessita di essere “autenticata” da un minimo di “logos”, di razionalità; proprio per non far torto al Creatore che plasmò l’uomo a sua immagine e somiglianza: raziocinante, cosciente e libero.
Pertanto, cercando di tenere a freno la mia innata predisposizione all’irriverenza, gradirei confrontarmi con Lei, dialetticamente, proprio su questa tematica teologica di sua (o quasi) esclusiva competenza: l’esistenza reale (o meno) di quel malizioso personaggio che, sotto le sembianze di un serpente, indusse la prima coppia al peccato; consegnando in tal modo l’umanità tutta a una sequenza interminabile di guai.
«O Dio esiste o Dio non esiste - sentenzia Pascal – su quale ipotesi volete scommettere?» Sì, perché proprio di una scommessa si tratta: in quanto l’esistenza di Dio (come pure la sua non esistenza) non può e non potrà mai essere dimostrata; ma solo affermata fideisticamente. Ma tale considerazione vale anche per il demonio? Vogliamo parlarne?.
Ammettiamo che Dio non esista: egli sarebbe unicamente la più utopica proiezione della mente umana, il suo bisogno di consolazione davanti alla fatalità incomprensibile del nascere per morire. Tutto ciò che esiste, vita compresa, non avrebbe alcun senso. In tal caso, penso che Lei ne convenga, la figura del demonio si ridurrebbe a semplice rappresentazione simbolica del male.
Ammettiamo ora che Dio esista: mi riferisco, ovviamente, al Dio delle beatitudini, il Dio di misericordia testimoniato da Gesù di Nazareth identificabile con la categoria del Bene supremo; definito, nell’episodio evangelico della samaritana, come Assoluto della Spiritualità (Gv. 4, 24). Altre divinità non mi interessano; e, presumo, neppure a Lei.
Arrivo al nocciolo della questione: se Dio esiste, dando un senso a tutto ciò che è (dal cosmo in evoluzione alla vita) come potrebbe sussistere, in contemporanea, l’esistenza di uno spirito maligno, un anti-Dio che esprimesse l’insensatezza del tutto? Chiarisco: può forse l’Essere (l’intero creato che è) coesistere con il non-essere, ovvero il nulla? Il fatto è che l’Assoluto (Dio) non può essere in contraddizione con alcuna ulteriore trascendenza, malvagia e demoniaca, che possa relativizzarlo. Possono forse coesistere “Luce” e “tenebra”? Concludo: il male non è un’oscura forza primigenia che trascende il mondo (satana); ma è nel mondo. Alligna nei tortuosi meandri della psiche schizoide dell’uomo, nella sua duplice, ambigua natura: in lui solo convergono, divergono e confliggono saggezza e follia, mitezza e violenza, bontà e crudeltà, santità e perversione… bene e male. Non termina forse, la preghiera che Gesù insegnò a recitare, con la supplica al Padre di “liberarci dal male che è in noi”?
Le ho forse dimostrato, con quanto ho scritto, che il demonio non esiste? Veda Ella: la mia laicità non mi consente assolute certezze. Avviandomi alla conclusione, senta cosa Le dico: se io fossi un prete venuto a conoscenza della sua “lectio magistralis” su «come vincere la presenza del demonio» (non mi permetto di dubitare della sua formidabile esperienza in questo campo!) salirei sul primo pulpito per tenere il seguente sermone: «Si può essere bravi cristiani anche senza dover credere nel diavolo come persona reale; è nostro preciso dovere, piuttosto, cominciare ad assumerci la piena responsabilità per le nostre colpe, affinché ci siano perdonate; dobbiamo smetterla di giocare a scarica-barile tirando in ballo, per le nostre malefatte, un oscuro personaggio ultraterreno che è solo ipotetico».
Mi chiedo: è solo un caso che questo suo intervento sia avvenuto 13 giorni dopo la conferenza di una pastora evangelica battista (Lidia Maggi) nell’oratorio della parrocchia di Pieve Modolena? Tale conferenza (veramente encomiabile!) riguardava il processo ecumenico in corso tra le differenti confessioni del Cristianesimo.
Disappunto e sconcerto: sono le sensazioni che ho provato leggendo, nel resoconto del suo intervento, la seguente affermazione: «Noi esorcisti siamo poveri strumenti al servizio di Dio». Penso invece che voi siate solo lo strumento di quella corrente più “tradizionalista” del cattolicesimo che non rinuncia a richiamare i fedeli a certezze dottrinali che odorano di sagrestia medievale e che si permette, ancor oggi, di celebrare un dio di superstizione: un dio assente e silente, di fronte all’imperversare del male nel mondo, che tuttavia non disdegna di manifestarsi nel ricorrente prodigio della liquefazione del sangue di un ben noto santo “patrono”.
La più istituzionalizzata fra le chiese cristiane continua pervicacemente a praticare cerimonie esorcistiche: i vertici del cattolicesimo non si rendono conto di come tale lugubre attività costituisca il miglior fertilizzante per il brodo di coltura che alimenta i demenziali satanismi contemporanei. Come è possibile?