“L’universo? Mai avuto un inizio”
Articolo di Elena Dusi (Repubblica 16.5.18) “Gabriele Veneziano 50 anni fa ideò la teoria delle stringhe. Ora vuole capire cosa c’era prima del Big Bang”
“”Quando Gabriele Veneziano guarda il cielo, nei suoi occhi azzurri si riflette molto più di un tappeto di stelle. Fiorentino, 75 anni, capelli candidi, il “ babbo” della teoria delle stringhe che quest’anno compie 50 anni spiega che « in quel che vediamo è scritto anche ciò che è accaduto prima del Big Bang. Che non è un punto di inizio. Perché l’universo, probabilmente, un inizio non lo ha mai avuto » . Lo spazio è popolato da minuscoli filamenti che, vibrando, generano le particelle mattoni della materia. « Quel che sembra un cosmo liscio e omogeneo potrebbe avere una struttura a frattale, con ciascun apice corrispondente all’inizio di un universo diverso, con le proprie leggi, il proprio spettro di particelle e un numero peculiare di dimensioni», racconta, come se con la mano stesse tracciando il disegno del cosmo. A Firenze oggi Gabriele Veneziano è tornato. L’università in cui nel 1965 si è laureato ha organizzato il compleanno delle stringhe insieme al Galileo Galilei Institute, nuovo centro di fisica teorica dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Qui vicino, a Pisa, nel 1855 fu fondato Il Nuovo Cimento su cui Veneziano pubblicò l’articolo che segnava la nascita della teoria delle stringhe. Era il 1968. « Ero un giovane scatenato » , sorride. «Diciamo che non avevo il timore di andar contro l’ortodossia ». Non certo perché il 25enne fisico teorico frequentasse le piazze dell’epoca, ma perché con una manciata di colleghi diede vita a una delle teorie più visionarie degli ultimi decenni. « Lavoravo all’Istituto Weizmann in Israele. Preparavo il dottorato in un’atmosfera ovattata».
La teoria fu accolta « tiepidamente, per non dire ostile. Un establishment conservatore ci rese la vita difficile. Ma tre o quattro illuminati, fisici affermati, si interessarono all’idea». Da allora le stringhe hanno vissuto alti e bassi. Hanno ricevuto alcune smentite dai dati sperimentali. Sono state criticate per essere impossibili da verificare. Ma sono diventate parte del nostro modo di immaginare, diventando protagoniste anche di un film di Woody Allen. Veneziano è diventato uno degli scienziati più affermati al mondo. Ha lavorato al Mit, è stato capo del gruppo di fisica teorica al Cern di Ginevra, è membro dei Lincei a Roma e dell’Académie des Sciences a Parigi, ha insegnato al Collège de France. «Oggi sono in pensione. Vivo fra Ginevra e Parigi. Ma non smetto di fare ricerca». In una comunità – quella dei fisici teorici – nota per accalorarsi per le proprie idee, Veneziano è limpido nel riconoscere pregi e difetti delle sue stringhe. «La teoria era nata per spiegare le interazioni forti». Quelle che tengono insieme le particelle nei nuclei. «Ma i dati ci fecero capire che non eravamo sulla strada giusta». Dopo alcuni anni le stringhe divennero, più ambiziosamente, uno strumento per spiegare l’universo ( o gli universi) anziché il nucleo dell’atomo. Puntarono all’ambito traguardo di unificare la relatività di Einstein con la meccanica quantistica. «La matematica che sta dietro alle stringhe è molto sofisticata » spiega Veneziano. « Non sono mancati i matematici che hanno apprezzato la teoria». Pur essendo solida ed elegante, la costruzione teorica che sorregge le corde vibranti ha ancora bisogno di lavoro di lima. « Prevede molte particelle di massa nulla di cui faremmo volentieri a meno » , sorride Veneziano. «Ma i calcoli possono essere migliorati. Può darsi che allora i problemi scompaiano». Il futuro è affidato ad altri “ giovani scatenati”. « A patto che non si innamorino dei formalismi, facendosi trascinare dalla bellezza della matematica » , avverte Veneziano. Lui intanto preferisce alzare gli occhi al cielo e guardare al di là delle corde vibranti. « Oggi mi affascina lo studio dell’universo su larga scala. Mi occupo di collisioni fra stringhe a energie impossibili da raggiungere sulla Terra. Sono quelli che i tedeschi chiamano “ gedanken”: esperimenti fatti col pensiero. E cerco di capire cosa è successo prima del Big Bang». A chi continua a sostenere che le stringhe non diventeranno mai “vere” perché nessun esperimento ne potrà dimostrare la realtà, lui cita le onde gravitazionali. «Chi l’avrebbe mai detto? Io ero fra i più scettici. Eppure le hanno osservate. E ora, anche grazie a loro, la fisica ha in serbo un futuro brillante».””