Accadde oggi: Giulio Cesare Vanini condannato a morte per ateismo
1618 - Il Tribunale ecclesiastico di Tolosa apre il processo al filosofo e umanista salentino Giulio Cesare Vanini accusato del reato di ateismo e di bestemmie contro il nome di Dio.
Vanini sarà condannato il 9 febbraio 1619 e morirà di morte atroce; gli sarà tagliata la lingua e poi sarà strangolato e arso sul rogo.
Arthur Schopenhauer, a proposito di Vanini, ebbe ad affermare: "Prima di bruciare vivo Vanini, un pensatore acuto e profondo, gli strapparono la lingua, con la quale, dicevano, aveva bestemmiato Dio. Confesso che, quando leggo cose del genere, mi vien voglia di bestemmiare quel dio". (In fondo potrai vedere un filmato su Giulio Cesare Vanini)
Vanini entra nell’ordine carmelitano col nome di fra’ Gabriele e si trasferisce a Padova per gli studi di teologia. Qui entra in contatto con il gruppo di Paolo Sarpi e comincia ad avere un atteggiamento critico verso l’ortodossia cattolica. Per questi motivi deve fuggire in Inghilterra, dove nel 1612, nella Chiesa londinese detta "dei Merciai" o "degli Italiani", alla presenza di un folto auditorio e del filosofo Francesco Bacone, abiura alla fede cattolica, abbracciando la religione anglicana. All'inizio di agosto è il nunzio a Parigi ad avvertire la Segreteria di Stato vaticana che due frati veneziani non meglio identificati sono fuggiti in Inghilterra «e si sono fatti ugonotti».
Dopo circa due anni, preso da ripensamenti, cerca di riannodare i contatti con la Chiesa cattolica, programmando la fuga, ma le autorità religiose inglesi lo rinchiudono in una prigione nella Torre del Palazzo di Lambeth, da dove riesce a fuggire, grazie all’aiuto di esponenti dell’ambasciatore spagnolo a Londra. Qui comincia il peregrinare del Vanini, che teme l’intransigenza dei tribunali dell’Inquisizione e si rifugia in Francia, prima a Lione, dove pubblica l’Amphitheatrum aeternae Providentiae, e successivamente a Parigi, dove pubblica l’altra sua opera, De Admirandis Naturae ... Arcanis. Uomo di grande cultura, entra in contatto con personalità e ambienti prestigiosi, ma le sue idee saranno oggetto di proteste e minacce da parte di alcuni settori cattolici. Da qui, ancora fughe. Da Parigi si rifugia in Gran Bretagna, per poi giungere a Tolosa, dove viene fatto arrestare. Qui si concluderà tragicamente la sua vita.
IL PENSIERO - Visto che il Vanini nelle sue opere nasconde le sue idee, secondo un tipico espediente della cultura del suo tempo (per evitare il rogo!), l'interpretazione del suo pensiero si offre a diversi piani di lettura. Tuttavia, nella storia della filosofia, resta di lui acquisita un'immagine di miscredente e persino di ateo (il che non era). E questo perché avversario di ogni superstizione e di fede costituita, tanto da essere considerato uno dei padri del libertinismo.
Come precursore del libertinismo vi sono molti elementi che lo avvicinano al pensiero dell'ignoto autore del Trattato di tre impostori anch'egli panteista. Vanini pensa infatti che i creatori delle tre religioni monoteiste, Mosè, Gesù e Maometto, non siano altro che degli impostori.
Il pensiero di Vanini è abbastanza frammentario e riflette anche la complessità della sua formazione, perché era un religioso, un naturalista, ma anche un medico e un po' un mago. Ciò che ne caratterizza la prosa è la veemenza anticlericale e in definitiva anticristiana.
Tra le cose originali del suo pensiero c'è una specie di anticipazione del darwinismo, perché, dopo un primo tempo in cui sostiene che le specie animali nascano per generazione spontanea dalla terra, in un secondo tempo (lo aveva già pensato anche Cardano) pare convinto che esse possano trasformarsi le une nelle altre e che l'uomo derivi da "animali affini all'uomo come le bertucce, i macachi e le scimmie in genere”.
« Empio osarono dirti e d'anatemi
oppressero il tuo cuore e ti legarono
e alle fiamme ti diedero. O uomo
sacro! perché non discendesti in fiamme
dal cielo, il capo a colpire ai blasfemi
e la tempesta tu non invocasti
che spazzasse le ceneri dei barbari
dalla patria lontano e dalla terra!
Ma pur colei che tu già vivo amasti,
sacra Natura te morente accolse,
del loro agire dimentica i nemici
con te raccolse nell'antica pace. »
(Friedrich Hölderlin, Vanini, 1798)