Donne nei luoghi di comando: soltanto una per tre uomini
Da Repubblica.it 8.3.19 “I dati Eurostat fotografano il ritardo italiano: le manager sono il 36% nel Vecchio continente contro il 29% dell'Italia. Se nei consigli di amministrazione siamo secondi (36%) dietro la sola Francia, le executive precipitano al 9%”
“”La legge Golfo-Mosca che ha imposto un terzo di rappresentanza femminile nei board delle società quotate ha funzionato? Molto si è discusso dell'opportunità di imporre l'equilibrio di genere per via normativa. Numeri pubblicati da Eurostat gettano una luce su quanto è accaduto laddove è arrivato l'obbligo di legge e come si sia mosso il resto del mercato del lavoro. I dati sono netti. In Europa ci sono 36 donne su cento manager, mentre si scende a 27 su cento quando si parla di mebri dei consigli delle società quotate e al 17 per cento quando si parla di senior executives. In Italia il quadro è molto diverso da una categoria all'altra. Nell'universo dei manager, l'Eurostat ci relega nelle ultime posizioni per equilibrio di genere con il 29 per cento di incidenza femminile. Le nostre executive pesano ancor meno: soltanto il 9 per cento. Ben diversa la nostra posizione in graduatoria quando si parla di presenza nei cda, dove tra i grandi Paesi siamo secondi solo alla Francia riuscendo a vedere le donne nel 36 per cento delle poltrone. "I numeri sulle donne nei board in Italia dimostrano che la legge Golfo-Mosca ha avuto un effetto determinante e positivo rispetto agli ostacoli culturali che non hanno ancora permesso gli stessi numeri di presenza femminile tra manager e primi riporti nel management delle aziende", commenta Ulrike Sauerwald che si occupa della ricerca per ValoreD.
Quali le ragioni di questo ritardo, laddove la norma non è intervenuta? "C'è una serie di fattori che richiedono tempo - ma non solo - per cambiare", dice ancora Sauerwald. A cominciare dal fatto che "ancora oggi le donne si trovano in Italia più in posizioni di linea rispetto alle funzioni di business". In azienda si ribalta "uno squilibrio" che "parte da lontano e comincia dalle scuole, dove solo lentamente cresce l'orientamento delle studentesse verso i percorsi tecnico-scientifici". Se da una parte "programmi e strumenti a supporto delle donne nelle aziende si stanno diffondendo velocemente", dall'altra una ricerca tra le associate di ValoreD ha mostrato come "i principali ostacoli alla carriera delle donne in Italia siano purtroppo ancora ben presenti: mancanza di una cultura aziendale inclusiva con modelli di leadership alternativi; scarsità di role model in tutte le fasce di inquadramento con cui identificarsi".
Come trasferire, dunque, gli effetti positivi in termini di equilibrio visti nei board al resto delle strutture aziendali? "Serve da un lato un chiaro impegno del top management delle aziende. Noi come Valore D lo proponiamo con l'adesione al Manifesto dell'occupazione femminile già firmato da più di 130 CEO. Oltre al commitment le aziende si devono dotare di obiettivi chiari e misurabili per monitorare i propri numeri rispetto alle politiche di diversità ed inclusione. Per raggiungere gli obiettivi dati le aziende si stanno attrezzando per assicurare piani di successione e sistemi di valutazione dei dipendenti liberi da stereotipi di genere. Dove l'impegno parte dall'alto", chiosa Sauerwal "duomo o donna sia, il cambiamento accelera".””