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13mag/19Off

Migrante

“La parola” - Donatella Di Cesare (L’Espresso 12.5.19)

“” “Migrante non è che il participio presente del verbo migrare. Sembrerebbe un termine neutro. Ma da tempo ha assunto un significato spregiativo. Né cittadino, né straniero, il mirante si situa alla frontiera nel tentativo di varcarla. Ovunque di troppo, é un intruso che fa saltare le barriere, suscita imbarazzo. Figura di transito., presenza al mondo fluida e instabile, il migrane, questo senza-luogo, così minacciosamente fuori-luogo, appare incontrollabile, sfuggente, evasivo e invasivo.
Nessuna empatia, nessuna solidarietà per questo nuovo povero cui é stata tolta anche l’antica dignità del povero. Nella sua nudità, oscura e illegittima, è lo spettro dell’ospite. Vano ogni richiamo a Omero. Il migrante di é lo straniero spogliato della sua aura esotica, della sacralità, dell’altrove epico. Non promette di fare ritorno. Cerca solo un posto dove esistere.
Ma i sovranisti lo fermano: “tu non sei di qui!”. Gridano all’invasione, chiamano a raccolta l’ora contro il “clandestino”, quel nemico subdolo e occulto. Se “rifugiato” é la parola magica della redenzione, “migrante” é un’etichetta-frontiera innalzata per arrestare chi pretenda di muoversi tra gli Stati-nazione. I nomi confortano la buona coscienza della governance liberale che esercita il potere biopolitico della selezione: da una parte i buoni, dall’altra i cattivi, da una parte i veri, dall’altra i falsi. Il migrante sarebbe il “falso rifugiato”. Respingere questo povero tra i poveri, meno bianco e meno istruito, è ormai un merito. Qualche ipocrita vorrebbe ergersi a suo difensore spacciando la politica razzista dell’esclusione per una “guerra ai trafficanti”.
Il migrante non é neppure l’immigrato, quel corpo su cui si eserciterà una duplice discriminazione, di “razza” e di “classe”. Nel migliore dei casi è un “richiede te asilo”, rinviato a un’attesa interminabile. Invisibilità e immobilità sono la sua condanna. Nel peggiore è invece un’eccedenza, un avanzo superfluo, una scoria senza diritto di esistere. Il capitalismo globalizzato lo,lascia morire in mere o lo consegna a quegli innumerevoli campi in cui è costellato il. Ondò degli Stati-nazione.””

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