Accadde oggi: muore la pecora Dolly
2003 - Al Roslin Institute di Edimburgo muore la pecora Dolly, il primo mammifero ad essere clonato con successo da una cellula somatica adulta. Il metodo impiegato per la produzione di Dolly ha contribuito sostanzialmente allo sviluppo delle biotecnologie ed alla comprensione dei meccanismi epigenetici che regolano lo sviluppo cellulare. L'importanza di Dolly resta quindi una pietra miliare nella storia della biologia moderna.
Il “caso Dolly” ha suscitato discussioni e controversie nella comunità scientifica mondiale. L'Osservatore romano scrisse ”.. la morte della pecora clonata Dolly,..e' la sconfitta di coloro che osano ribellarsi al progetto creativo di Dio".
(In fondo potrai vedere in un filmato la pecora Dolly esposta al Museo di Edimburgo)
Dolly era nata il 5 luglio 1996. La sua nascita venne annunciata in tutto il mondo nel febbraio 1997 dalla rivista Nature. La pecora era diventata mamma nell'aprile 1998, quando aveva dato alla luce un agnellino, cui era stato dato il nome di Bonnie. Nel 1999 aveva partorito di nuovo. Poi nel gennaio del 2002 le era stata diagnosticata una forma di artrite che l'aveva colpita al bacino e alla zampa posteriore sinistra. A un anno di distanza la pecora fu abbattuta a causa di complicazioni dovute ad un'infezione polmonare, frequente nelle pecore più anziane, ma che portò anche all’ipotesi che Dolly fosse morta prematuramente. Gli scienziati di Roslin, comunque, dichiararono di non pensare che ci fossero connessioni con il fatto che Dolly fosse un clone, e che anche altre pecore nella fattoria avevano avuto problemi simili.
Il nome "Dolly" è nato dal suggerimento del suo allevatore che ha contribuito nel processo di clonazione, in onore alla prosperosa cantante country Dolly Parton, dato che la cellula clonata era una cellula mammaria.
Il metodo utilizzato da Ian Wilmut, il suo "creatore", per ottenere la clonazione a partire da una cellula somatica adulta consiste nel trasferimento nucleare di cellule somatiche; i nuclei di cellule non appartenenti alla linea germinale del donatore vengono trasferite in cellule embrionali denucleate (private del proprio nucleo) e quindi indotte ad avviare lo sviluppo del feto.
Tramite tale metodo Dolly è stata clonata nel 1996 a partire da cellule prelevate da una pecora donatrice di 6 anni. Nel 1999 su Nature è stata pubblicata una ricerca in cui si suggeriva che Dolly poteva essere suscettibile di un invecchiamento precoce a causa dei ridotti telomeri delle sue cellule. I primi segni di un invecchiamento precoce sono stati riportati nel 2002, quando Dolly aveva 5 anni.
La comunità scientifica è concorde nel ritenere importante la prosecuzione e l'approfondimento dei metodi di clonazione. Il sostegno della comunità scientifica è unanime riguardo alla clonazione dei cavalli e alla clonazione dei maiali, al fine di ottenere organi animali idonei per il trapianto in esseri umani. La clonazione di Dolly non e' stata soltanto un passo in avanti senza precedenti per la ricerca, ma ha segnato un'epoca. Per il direttore del Laboratorio di Biologia dello sviluppo dell'universita' di Pavia, Carlo Alberto Redi, "Dolly e' entrata nel costume, al punto che tutti la conoscono, perfino sull'autobus si sente parlare di lei. Al di la' di ogni critica e di ogni polemica, la clonazione di Dolly ha segnato un passo in avanti di estremo rilievo".
La nascita del primo mammifero clonato, ha proseguito Redi, "ha reso di fatto disponibile la tecnica del trasferimento nucleare per tutte le applicazioni": ha dimostrato cioe' che poteva essere utilizzata in modo efficace a fini riproduttivi nella zootecnia, ma anche per produrre cellule staminali. Ma se Dolly e' diventata subito cosi' celebre, "la tecnica e' purtroppo rimasta in ombra", ha osservato Redi. "Molti suggerimenti sono rimasti nel cassetto", ha aggiunto, riferendosi sia alla tecnica Dulbecco, indicata nel documento messo a punto in Italia dalla commissione nominata dall'ex ministro della Sanita' Umberto Veronesi, sia al trasferimento di nuclei tra ovociti per evitare la trasmissione di malattie mitocondriali. Redi raccomanda infine cautela.
Esponenti del pensiero teleologico e metaetico, estranei alla comunità scientifica, hanno sostenuto che qualunque forma di clonazione è eticamente sbagliata e dovrebbe essere vietata. Dopo il successo di Dolly molti altri mammiferi sono stati clonati, principalmente di interesse zootecnico.
Nell'uomo, nonostante la continua opposizione, la clonazione potrebbe essere una valida strategia riproduttiva in aggiunta alla fecondazione in vitro, alle madri surrogate, all'adozione e alla riproduzione tradizionale. Ha aperto la strada per rendere meno controversa l'ingegneria genetica applicata ai bambini sia per lo screening genetico, permettendo di diminuire i rischi di malattie ereditarie, che per assicurare la compatibilità nel trapianto di cellule staminali nei fratelli con almeno un genitore in comune.
Un commento dal presidente del Comitato Nazionale di Bioetica, Francesco D'Agostino, che dopo aver liquidato con una battuta la morte di Dolly: "mi dispiace, aveva un faccione simpatico", aggiunge: "fino alla certezza assoluta dell'innocuita' di tutte le pratiche biomediche, ma in particolare della clonazione e della fecondazione assistita, non siamo legittimati ad attuarle". Quello che e' successo a Dolly, secondo D'Agostino "dimostra che il principio di precauzione, alla base della bioetica, deve essere assolutamente prioritario, non solo per quanto riguarda l'uomo, ma anche nei nostri rapporti con l'ambiente e con gli animali". "In questi anni -sottolinea D'Agostino, in un articolo pubblicato dal quotidiano "Il Giornale" del 2003 - si parla troppo, in maniera frettolosa e lassista, di clonazione umana e di facili possibilita' di successo. Invece, e la vicenda della pecora Dolly lo dimostra, qualsiasi tentazione di mettere tra parentesi il principio di precauzione va fermamente respinta."
La pecora Dolly, impagliata, è esposta al Museo Nazionale della Scozia.